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Archivio Riflessioni spirituali Online
Anno:
Lettura per Sabato 01/01/2005
MATERNITA’ DI MARIA
Rito romano Nm.6,22-27 Gal.4,4-7 Lc.2,16-21 Rito ambrosiano Nm.6,22-27 Gal.4,4-7 Lc.2,16-21
Maria è un grande mistero per noi: come bambini che sanno appena balbettare, cerchiamo di intuirne la grandezza. Ella .ha concepito Gesù nella fede, poi ha consentito a dargli un corpo che si è fuso con la divinità che possiede Cristo, generato della stessa sostanza del Padre. Come non dare a questa donna santa il nome di "madre di Dio"? Questo titolo fu definito dal Concilio ecumenico di Efeso nel 431. Ora Ella vive Regina dei santi e ci accompagna, mentre .si apre davanti a noi un anno nuovo. L’annuncio degli angeli che affretta il passo dei pastori verso il Dio bambino, vuole dire anche a noi oggi che la storia ha un senso, una direzione, e procede verso un compimento. "Spirito Santo, anche a noi che abbiamo sperimentato l’Amore, metti le ali ai piedi perché pieni di speranza, andiamo incontro ai fratelli a portare il lieto annuncio che la morte non è l’ultima parola. E siano il mondo, le strade, le case, il luogo dove incontrare Dio. La nostra vita, come quella di Maria, nostra guida, possa essere impastata di fede e storia."
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Lettura per Domenica 02/01/2005
Rito romano Sir.21,1-4 12,16 Ef.1,3-6.15-18 Gv.1,1-18 Rito ambrosiano Sir.24,1-4 -4.8-12 Ef.1,3-6.15-18 Gv.1,1-18 In questa domenica ci viene offerta la meditazione del Prologo del quarto Vangelo. In esso c’è tutto quello che la fede ha da dirci di essenziale su Dio, sull’uomo, sul mondo e soprattutto su Cristo. Questa lettura è una grandiosa visione, quasi la sintesi di tutta la nostra fede. "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio...E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi..." Per commentare tutti i misteri contemplati in questa breve, compatta lettura biblica, occorrerebbero molte pagine. Ciascuno di noi la mediti nel suo cuore: forse è opportuno che diciamo meno parole e facciamo silenziosamente più fatti. Gesù ci dà l’esempio. Pur essendo Egli la Parola definitiva di Dio all’uomo, la pienezza e la totalità della Rivelazione, non dice solo parole, ma con i fatti ci rivela l’amore misericordioso del Padre. E’ curioso: a noi cristiani, a differenza dei fedeli delle religioni non cristiane, non viene richiesto di sforzarci per elevarci verso Dio, ma Dio stesso si china su di noi per mezzo del Suo Cristo. Gesù e il Padre sono una cosa sola e se Cristo ci libera dal peccato e dalla morte eterna col consentire agli uomini di piantarlo su una croce, significa che Dio è sceso per portarci tutti su di sé, con i nostri peccati, e offrire a chi lo accoglie di beneficiare del suo sangue versato, dando il potere di diventare figli ed eredi di Dio. Quella croce di dolore ci fa conoscere l’Amore di Dio per noi. Molte persone, di fronte al dolore innocente, si domandano "Dio,dove sei?" Si, Dio c’è ed è crocifisso con te, che stai soffrendo, che stai morendo. Ogni vittima innocente, consapevole o inconsapevole, partecipa al mistero della redenzione. Senza dolore, il mondo non si salva-La nostra apatia ha bisogno di scosse che provochino in noi interesse per il nostro prossimo, partecipazione, carità, amore. E’ ora di svegliaci dal sonno!
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Lettura per Giovedì 06/01/2005
EPIFANIA DEL SIGNORE
Rito romano Is.60,1-6 Ef.3,2-3.5-6 Mt.2,1-12 Rito ambrosiano Is.60,1-6 Ef.3,2-3.5-6 Mt.2,1-12
Questa solennità ci ricorda che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini. Egli non fa preferenze di persone. Il Suo Vangelo è universale. L’Epifania ci ricorda che Egli cominciò a farsi conoscere dai pagani, i sapienti Magi,modelli da seguire, che non sazi della loro conoscenza si erano messi in cammino alla ricerca di un senso più profondo da dare alla vita. Il loro percorso coraggioso, iniziato col lasciare le loro sicurezze, la ricerca instancabile, li porterà a scoprire dove è presente la divinità: in una piccola, povera, umile creatura... E una volta incontrato Cristo, non si torna indietro per la medesima strada: tutto cambia, nulla più ci appartiene, neanche il tempo da vivere poiché tutto viene da Dio ed è nostro dovere la condivisione fraterna.
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Lettura per Domenica 09/01/2005
BATTESIMO DEL SIGNORE
Rito romano Is.42,1-4.6-7At.10,34-38 Mt.3,13-17 Rito ambrosiano Is.42,1-4.6-7At.10,34-38 Mt.3,13-17
Dopo l’Epifania, il tempo liturgico del Natale viene concluso con il Battesimo di Gesù. L’episodio rende presente in modo straordinariamente incisivo il metodo che Gesù intende seguire per incontrarci. Egli offre la sua luce senza gridare, senza alzare il tono, senza spegnere le fiamme smorte delle nostre fedi fragili, senza spezzare le canne incrinate dei peccatori. Entra invece nel Giordano con i peccatori, determinato a beneficare e risanare tutti coloro che stanno nelle tenebre prigionieri del male. Il Battesimo di Gesù ricorda anche a noi battezzati, l’impegno ad essere fedeli servitori del ministero di Grazia che abbiamo ricevuto in dono e a fare tutto ciò che sta in noi e che può essere utile perchè la luce di Cristo possa arrivare a tutti. In che modo? Usando lo stesso metodo di Gesù, l’umiltà e non l’arroganza dei privilegiati o degli illuminati, facendo del bene a tutti, senza fare differenza di persone.
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Lettura per Domenica 16/01/2005
Rito romano Is.49,3.5-6 1Cor.1,1-3 Gv.1,29-34 Rito ambrosiano Is.49,3.5-6 1Cor.1,1-3 Gv.1,29-34 Giovanni Battista vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" Una espressione sintetica, quasi ermetica, che contempla tutto il mistero di Cristo. Egli è l’agnello, il segno della piccolezza, della debolezza, della mitezza, l’innocente che prenderà silenziosamente su di sè il dolore, per cambiarlo dall’interno e farne strumento di redenzione, conferendogli il potere nuovo di far germogliare speranza e vita intorno a sè. E’ il suo accettare il dolore quale conseguenza dei peccati degli uomini che lo renderà luce delle nazioni perchè porterà salvezza e perdono fino agli espremi confini della terra. La risposta cristiana al problema del dolore innocente è racchiusa nel suo nome, Gesù Cristo! Nel nostro mondo come impazzito, pieno di tragedie e brutture, si alza sovente il grido "Dio, dove sei? Che cosa fai per liberarci dal male?" Se potessimo udire in fondo alla nostra coscienza la risposta di Dio, Egli ci direbbe "Ho fatto te! Con il mio Spirito ti ho rigenerato, rinnovato, sostenuto: Io rimango in te, vai ad alleviare il dolore che c’è. Ti accorgerai di non essere solo, scoprirari che in tanti come te vi è una capacità d’amore sconosciuta, una solidarietà insospettata. Sii tu testimone del mio amore, insieme a tutti i fratelli che mi hanno conosciuto."
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Lettura per Domenica 23/01/2005
SANTA FAMIGLIA
Rito romano Sir.3,2-6.12-14 Col.3,12-21 Lc.2,41-52 Rito ambrosiano Is.8,23b-9,1-3 1Cor.1,10-13.17 Mt.4,12-23
"Gesù scese con loro e tornò a Nazaret, ed era loro sottomesso." Gesù è il Figlio del Dio vivente, eppure nella Sacra Famiglia si vive secondo la tradizione dei Comandamenti, come si conviene a coloro che sono santi, amati, eletti di Dio. Aderire al comando "Onora tuo padre e tua madre" non è altro che un percorso nella linea della carità che avrà il primato nella predicazione stessa di Cristo. La famiglia è palestra d’amore e niente potrà sconvolgerne le fondamenta se edificata sul Vangelo. La famiglia è "Chiesa domestica" in cui Cristo è presente per santificarla, eliminare i motivi di divisione, offrire un aiuto sicuro nei momenti difficili, guidare i suoi membri verso la piena ed eterna unità. Noi non siamo sempre consapevoli della grazia del matrimonio cristiano e ci scoraggiamo quando le cose non vanno come vorremmo. Eppure dovremmo fidarci di più dell’intercessione potente di Cristo e continuare, anche nei momenti di dolore, a pregare come Gesù ci ha insegnato "Padre nostro....sia fatta la tua volontà.....liberaci dal male."
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Lettura per Martedì 25/01/2005
CONVERSIONE DI S.PAOLO
Rito romano At.22,3-16 Mc.16,15-18 Rito ambrosiano At.22,3-16 Mc.16,15-18
Paolo è un uomo di grande fede. Il problema di Paolo è una fede così forte da accecarlo, da fargli ritenere la violenza una modalità giusta per portare alla verità i seguaci di questa nascente setta giudaica, chè è la Chiesa primitiva. Dio conosce il suo zelo, il suo forte spessore interiore e ne sconvolge le certezze con una una esperienza mistica sconvolgente. Da quel momento Paolo si farà apostolo del Signore Gesù, crocifisso, morto e risorto, e sarà disponibile a condividerne fino in fondo le sorti. Ancora oggi egli è ritenuto da tutti i cristiani, un gigante della fede, non solo un santo ma forse anche il primo grande teologo.
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Lettura per Domenica 30/01/2005
Rito romano Sof.2,3;3,12-13 1Cor.1,26-31 Mt.5,1-12 Rito ambrosiano Sof.2,3;3,12-13 1Cor.1,26-31 Mt.5,1-12
Quali persone Dio sceglie come suoi collaboratori per costruire il suo Regno e diventarne eredi? Dio chiama le persone che i forti, i sapienti, i potenti, ritengono deboli perchè hanno scelto la povertà in spirito. Perchè "Hanno scelto" e non perchè appartengono alle fasce deboli della comunità umana per puro accidente. Hanno scelto di riconoscere che soltanto Dio è grande, è potente, è forte, e, per grazia, può comunicare i suoi doni a chi confida in Lui. "Cercate il Signore voi tutti poveri della terra!" Perchè non è sufficiente essere poveri per avere diritto al Regno, occorre essere poveri anche dentro, essersi cioè liberati da ogni cupidigia. San Paolo afferma "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti" perchè "chi si vanta, si vanti nel Signore" Questa l’umiltà dei puri di cuore. L’amico di Dio non sente la necessità che altri lo esaltino. L’amico di Dio è consapevole di possedere il bene più grande e non desidera altro.
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Lettura per Lunedì 31/01/2005
San Giovanni Bosco
Rito romano Eb.11,32-40 Mc.5,1-20 Rito ambrosiano Eb.11,32-40 Mc.5,1-20
La memoria di S. Giovanni Bosco non è propriamente una festa liturgica. Ma noi desideriamo ricordarlo perchè è il nostro modello, è colui che ci addita i giovani come particolarmente bisognosi delle nostre cure con il metodo della prevenzione. Chi si affaccia alla vita non ha spesso la forza di opporsi al male, che attraverso i mutevoli e molteplici miti si propone come bene da conquistare. Avere accanto dei testimoni dell’amore di Dio è per essi un supporto indispensabile. Non dobbiamo privarli della nostra esperienza di fede, oggi più che mai, nella babele delle comunicazioni e dei messaggi più contraddittori. I giovani hanno bisogno di apprendere ad ascoltare, a meditare la Parola di Dio per poi metterla in pratica. Noi sappiamo quanto sia difficile resistere alle suggestioni allettanti. Noi sappiamo che difficilmente si nasce forti dentro e che solo l’allenamento continuo forma l’atleta dello spirito. Dobbiamo aiutarli ad incontrarsi spesso con la grazia di Dio, dalla quale scaturisce la sapienza, la saggezza, la fedeltà, il coraggio necessari a saper vedere dove si nasconde il male, a chiamarlo con il suo nome, a vincerlo con la forza che viene solo da Dio.
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Lettura per Domenica 06/02/2005
Rito Romano Is.58,7-10 1Cor.2,1-5 Mt.5,13-16 Rito Ambrosiano Is.58,7-10 1Cor.2,1-5 Mt.5,13-16
Gesù ci chiede di essere sale, di essere luce per il mondo. La luce che emana dalle azioni e parla con la vita: quel che facciamo ed il modo in cui lo facciamo, dovrebbe essere fonte di significato per gli altri, quasi un segno visibile della presenza di Dio nel mondo. Le nostre azioni: facciamo memoria delle parole di Gesù quando nell’ultima cena ha spezzato il pane dicendo "questo è il mio corpo" e anche quando ha detto "lo avrete fatto a me! sono io la persona bisognosa che ti chiede aiuto!" Tuttavia ha anche detto: "Non di solo pane vive l’uomo" riferendosi all’evangelizzazione, alla conoscenza della Parola di Dio. Quindi essere presenti nel nostro tempo, promuovendo il bene con umiltà, mitezza, coerenza, condividendo tutto ciò che il Signore ci ha elargito, in primo luogo la fede. Senza dimenticare le necessità di coloro che vivono con noi, aiutare tutti, soprattutto i poveri, rispettandone la dignità. Solo così renderemo gloria a Dio, nostro Padre..
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Lettura per Domenica 13/02/2005
TEMPO DI QUARESIMA Tutti siamo chiamati a farci testimoni di Gesù con la forza dello Spirito Santo. Ma il primo testimone dell’amore del Padre per gli uomini, resta Gesù. La morte in croce, sarà il culmine della sua testimonianza, venuto a compiere la volontà del Padre per guadagnare la salvezza per tutta l’umanità. Saranno le donne, presenti alla passione, sepoltura e risurrezione, le prime testimoni. Essere testimoni significa essere "servi della Parola", persone impegnate a garantire con la coerenza di vita la verità dei fatti e delle Parole di Cristo, docili allo Spirito che suggerisce quali nuove strade intraprendere per contribuire a realizzare il piano di Dio. Testimoni di speranza in un futuro illuminato da Cristo, in continua conversione che mostrano la potenza della grazia capace di cambiare radicalmente il modo di vivere, di affrontare le prove, di riuscire a condividere la sofferenza, di consumare con fedeltà e coraggio la propria vita per amore e sanno comunicare ad altri la propria esperienza per costruire unità.
A - I di QUARESIMA
Rito Romano Gn.2,7-9; 3,1-7 Rm.5,12-19 Mt. 4,1-11 Rito Ambrosiano Is.58-4b 2Cor.5,18-21; 6,1-2 Mt.4,1-11
Le letture di oggi ci parlano di tentazioni cui l’antico Adamo soccombe e che il nuovo Adamo, Cristo, vince. Noi tutti sappiamo che le tentazioni sono sempre in agguato: nella relazione con le cose, con Dio, con il prossimo. La lotta contro il male, che sovente ci appare come uno splendido bene, presuppone che cerchiamo di vincerlo con le stesse armi usate da Gesù: il deserto e la preghiera, l’astinenza, il mettere in relazione a ciò che ci provoca, la Parola potente di Dio. Con la forza che viene da Dio, potremo dire con Gesù "Vattene Satana!"- Io resisto e mi oppongo a tutti i suoi sforzi per opprimermi, affliggermi, ingannarmi, nel nome di Gesù che sul calvario ha sparso per me e per tutti il Suo preziosissimo sangue.-
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Lettura per Domenica 20/02/2005
A - II di Quaresima
Rito Romano Gn. 12,1-4° 2Tim.1,8b-10 Mt.17,1-9 Rito Ambrosiano Dt.5,1-2.6-21 Rm.13,7-14 Gv.4,5-42
Fidarsi di Dio, ciecamente. Lo possiamo? Abramo, Mosè, i profeti, Maria, gli Apostoli, i santi, persone come noi, hanno saputo farlo. Credo che quello che temiamo di più sia il distacco. Il distaccarci da ciò che amiamo, che sentiamo nostro, che sentiamo come le nostre sicurezze. Il Signore conosce la fragilità della nostra fede e non ci lascia soli, ci sta vicino come persona amica, viva, vuol diventare per noi "l’amato". Per attrazione, non per costrizione, ma perché lo Spirito Santo è in grado di farci innamorare di Cristo. Se poi lo frequentiamo nei Sacramenti amministrati dalla Chiesa, se leggiamo i suoi scritti, se facciamo esperienza di questa sua presenza, il nostro amore crescerà. Egli ci ama moltissimo, prima che venissimo alla luce già ci conosceva, ed ha già compiuto prodigi nella nostra vita. Come non saperlo riconoscere? "Anima mia, non dimenticare mai i benefici ricevuti senza averli meritati. Tu, Signore, mi hai dato fiducia: come potrò ricambiare il tuo bene? Eppure desidero amarti di più. Fa che questo mio desiderio si compia."
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Lettura per Domenica 27/02/2005
A - III di Quaresima
Rito Romano Es.17,3-7 Rom. 5,1-2.5-8 Gv. 4,5-42 Rito Ambrosiano Es.34,4-10 Gal.3,6-14 Gv.8,31-59
Il racconto evangelico della Samaritana, ci parla di una necessità per la quale una donna deve recarsi a un pozzo; tuttavia acconsente a perdere tempo e si ferma a parlare con uno sconosciuto che le rivela la verità su se stessa. Finora ella ha cercato una felicità di corta durata, l’amore umano, sempre fallace, di ben cinque mariti. Gesù le propone un amore nuovo che dura in eterno. Se accetterà, la Samaritana non avrà più sete d’amore. Ella accetta e subito si fa evangelizzatrice... A volte i giovani, in cerca d’infinito, lo vanno a cercare in basso, nella droga, nell’alcool, nella prostituzione... e bevono solo acque avvelenate, che conducono alla morte. Forse dovremmo imparare tutti a vivere meno freneticamente e a trovare tempi e spazi per contemplare l’immensità del Cielo. Ciò potrebbe ridestare in noi un po’ di nostalgia di eternità e ci insegnerebbe a relativizzare sia le cose che gli avvenimenti, liberandoci dall’angoscia
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Lettura per Domenica 06/03/2005
TEMPO DI QUARESIMA VERSO LA PASQUA
Tutti siamo chiamati a farci testimoni di Gesù con la forza dello Spirito Santo. Ma il primo testimone dell’amore del Padre per gli uomini, resta Gesù venuto a compiere la volontà del Padre per guadagnare la salvezza per tutta l’umanità. La morte in croce, sarà il culmine della sua testimonianza,. Saranno le donne, presenti alla passione, sepoltura e risurrezione di Gesù, le prime testimoni. Essere testimoni significa essere "servi della Parola", persone impegnate a garantire con la coerenza di vita la verità dei fatti e delle Parole di Cristo, docili allo Spirito che suggerisce quali nuove strade intraprendere per contribuire a realizzare il piano di Dio. Testimoni di speranza in un futuro illuminato da Cristo, in continua conversione che mostrano la potenza della grazia capace di cambiare radicalmente il modo di vivere, di affrontare le prove, di riuscire a condividere la sofferenza, di consumare con fedeltà e coraggio la propria vita per amore e in grado di comunicare ad altri la propria esperienza per costruire comunione.
A - IV di QUARESIMA Rito Romano 1Sam.16,1b.4.6-7.1013° Ef.5,8-14 Gv.9,1-41 Rito Ambrosiano Es.34,28-35 2Cor.3,7-13.17-18 Gv.9,1-41
Il cammino quaresimale procede nell’itinerario di fede. Il cieco-nato è modello di ogni uomo che cerca Cristo. Pochi fortunati si incontrano con la sua persona e se ne innamorano tanto da contagiare con la loro testimonianza di vita molti altri. I più, all’inizio, vedono Cristo come un uomo buono. Poi incontrandosi con la Sua Parola , cominciano a crederlo un inviato di Dio che ha aperto all’umanità nuovi orizzonti religiosi e morali. Ma alla verità su Gesù si arriva con il salto della fede: il Padre e Gesù sono una cosa sola, sono pura sostanza d’amore, e questo amore proteso verso l’umanità pronto a perdersi completamente pur di essere riamato, sollecita le nostre vite drogate e inaridite a svegliarsi dal sonno, a "vedere" e a proclamare "Signore, mio Dio!" L’occhio della fede permette di scorgere, oltre la ragione, il mondo di Dio, della vita eterna: è un occhio spalancato su un orizzonte sconfinato e affascinante, intuendo il quale il credente in Cristo, per Cristo e con Cristo ringrazia il Padre celeste di avergli donato la vita.
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Lettura per Domenica 13/03/2005
A - V di QUARESIMA Rito Romano Ez.37,12-14 Rm.8,8-11 Gv. 11,1-45 Rito Ambrosiano Es.14,21-30° Ef.2,4-10 Gv.11,1-45
Con la risurrezione di Lazzaro Gesù vuol dare il messaggio che Egli ha il potere di vincere ogni morte. Gesù infatti, non solo vincerà la propria morte, ma trasformerà la sua croce in dono di vita che può cambiare i cuori, le menti, le volontà. Chi guarda con la fede nella risurrezione alla croce di Cristo, è risanato nell’anima, nella memoria, a volte nella sua stessa carne. Tra breve anch’Egli morirà, ma risorgerà per non morire più e restare con noi tutti i giorni. La risurrezione di Lazzaro, essendo una risurrezione provvisoria per la vita terrena, è solo un segno della grande vittoria di Cristo su ogni male, il successivo evento della sua risurrezione, che darà all’umanità la speranza nuova di una vita senza fine liberata per sempre da ogni limite. Possiamo affermare che questa è la più grande speranza che l’uomo possa coltivare. Gesù Risorto comanderà poi ai discepoli di "risuscitare i morti", non perché essi debbano e possano compiere continuamente prodigi, ma intendendo con queste parole inviarli ad aiutare a far risorgere dal loro abisso i "morti spirituali" che incontreranno. Quante persone anche noi incontriamo, prive di energia, di volontà, di voglia di lottare e di vivere perché morte nel cuore. Le ragioni di questo annichilimento possono essere le più diverse (dispiaceri, malattie, rovesci finanziari,crisi depressive, schiavitù del vizio o il perseverare nel peccato grave). Ecco, se nel nostro cuore c’è entusiasmo, generosità, accoglienza, gioia, speranza viva, tutti doni che solo Cristo può trasmettere, e se vogliamo farci suoi discepoli, dobbiamo fare qualcosa per far "risuscitare questi morti nell’anima" Le occasioni saranno tante: basterà saper ascoltare le persone che incontriamo e cercare in fondo al loro cuore quali siano le loro ferite da lenire. A volte l’aiuto sarà spirituale, o di sollecitazione verso la promozione umana; a volte dovremo dare mano al portafogli senza sentire dolore nel far questo, (per molti, quanto è difficile!) donando ciò che in quel momento può sollevare dalla disperazione una persona, un nostro fratello.
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Lettura per Domenica 20/03/2005
A - DOMENICA DELLE PALME Rito Romano Is.50,4-7 Fil.2,6-11 Mt.26,14-27,66 Rito Ambrosiano Zc.9,9-10 Rm.15,7-13 Gv.12,12-16
Questa è la domenica che apre le porte alla settimana santa che, nel suo breve spazio, racchiude l’infinito amore di Dio che ha voluto lasciarsi schiacciare il cuore come dalla punta della immensa di una piramide rovesciata che, in senso figurato, può rappresentare l’universo morale della colpa, tutto l’odio, la menzogna, l’egoismo, l’ingiustizia del mondo in ogni tempo. "Egli è stato schiacciato dalle nostre iniquità" (Isaia 53,5) Il suo amaro calice, oltre alle sofferenze fisiche, sono la solitudine spaventosa "Restate qui e vegliate con me" ma nessuno lo ascolta: i discepoli si sono addormentati per la stanchezza. E poi il suo pianto per noi che ci ostiniamo a non capire, e la perdita di ogni libertà...ha voluto proprio essere l’ultimo degli uomini, per mettere la parola fine alla superbia umana che tende ad incantare con le apparenze e indicarci invece la via d’oro dell’umiltà. L’asina che egli cavalca in questo giorno, mostra come deve essere l’amore svestito da ogni egoismo e da ogni vanità. Solo i "poveri in spirito" lo compresero quel giorno e furono essi a portarlo in trionfo. Capiterà probabilmente anche a noi la sorte di venire disprezzati proprio da chi è più grande di noi: forse senza dircelo espressamente, qualcuno ci intimerà di tacere. Ma quanta consolazione nelle parole di Gesù, che potremo far nostre: "Vi assicuro che se tacciono loro, si metteranno a gridare le pietre!" Linguaggi verbali e non verbali, vengono definiti oggi. Ma lasciamo a Dio ogni nostra difesa, pensiamo a vegliare e pregare per non cadere nella tentazione della prevaricazione e della vendetta e torniamo invece al nostro Salvatore, Gesù Cristo, l’alfa e l’omega, il segreto della storia, la chiave dei nostri destini, che ci consente di essere persone degne nel mondo e persone salvate per l’eternità. Il ramoscello d’ulivo che oggi ci scambiamo e portiamo nei nostri abituali luoghi di vita, possa essere segno della croce di Cristo inondata dalla freschezza verde e turgida della linfa perenne dello Spirito Santo. Ove è lo Spirito, lì vi è pace, amore, gioia.
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Lettura per Giovedì 24/03/2005
CENA DEL SIGNORE
Rito romano Es.12,1-8.11-14 1Cor.11,23-26 Gv.13,1-15 Rito ambrosiano Gn.1,1-6 ;2,1-2.11; 3,1-5.10; 4,1-11 1Cor.11,20-34 Mt.26,17-75
Cristo, autore dell’Eucaristia
L’istituzione dell’Eucaristia ha una dignità tutta particolare per l’autorevolezza del suo autore, che è Cristo stesso. Egli ne sta all’origine,la fonda, celebra l’Eucaristia perché nella notte in cui stava per essere consegnato a morte per avere accettato volontariamente la passione. Di essa nessuno di noi può dire di non esserne in parte causa, non possiamo, come Pilato dire "Sono innocente del sangue di costui!" Con il comando "fate questo in memoria di me" Gesù ha fondato anche il sacerdozio, allo scopo che questo "Sacramento" venisse perpetuato per sempre per la salvezza di tutti coloro che acconsentono ad essere salvati. Poiché l’Eucaristia è dono di Dio, non può essere un bene da spadroneggiare da alcuno per merito umano, oppure da trattare, come in molti fanno, con superficialità. Essa è per il credente partecipazione al sacrificio di Cristo con l’offerta della propria vita, è nutrimento spirituale senza il quale ogni nostra possibilità spirituale muore, la nostra carità si spegne, e ci muoviamo allora nel deserto dei giorni come senza bussola, senza meta, facendo un disastro della nostra vita. Se potessimo comprendere il dono di Dio, che sempre si offre per abitare in noi, nella forma della Santa Trinità e ci tiene compagnia e ci guidarci a vivere in pace, ci aiuta ad avere coraggio nella prova, a sopportare con pazienza le molestie, a perdonare, a provare gusto nell’operare e a sopportare la fatica; in una parola l’Eucaristia ci insegna a vivere bene e poi a morire dolcemente nella speranza della risurrezione.
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Lettura per Venerdì 25/03/2005
PASSIONE DEL SIGNORE
Rito romano Is.52,13-53,12 Eb.4,14-16: 5,7-9; Gv.18,1-19,42 Rito ambrosiano Is.49,24-26; 50,1-11 Is.53,1-12 Mt.27,1-56
LA CROCE MAESTRA DEL CRISTIANO
E’ inevitabile che nella vita si faccia esperienza della prova, che si venga chiamati a sostenere situazioni difficili e faticose, che ci si imbatta in vicende dolorose. Nessuno ne è risparmiato: né il Figlio di Dio, Gesù, né Maria, né il credente! E’ in questi casi che molti si domandano "Dov’è Dio? Perché non interviene?" Bisognerebbe ricordare che Dio è lì, dove c’è il dolore, dovunque c’è una croce, in agonia con i fratelli fino alla fine del mondo. Non c’è dolore che Egli rifiuti di condividere. Ciascuno di noi è chiamato ad essere forte, convinto che la prova sostenuta con pazienza e perseveranza tempra il cuore e la mente e rende più accetti a Dio. Condizione necessaria per sostenere la prova con la perseveranza è la fiducia in Dio, è l’abbandono a Lui, nella convinzione che il suo amore per noi è forte e fedele. Fidarsi di Dio significa anche non pretendere di vedere cambiamenti nell’arco di poco tempo, ma prepararsi ad affrontare i tempi stabiliti da Dio, senza perdere la fiducia. Infine, significa invocare continuamente e senza stancarsi il Signore, bussando alla sua porta con confidenza ed umiltà. Il Signore infatti non delude quanti credono in lui, non abbandona i suoi, perché "grande è la sua misericordia". Il venerdì santo è una giornata penitenziale per eccellenza. Se in questo giorno sappiamo riconoscere i nostri peccati, sarà un giorno benedetto se vorremo riconciliarci con Dio, tuffarci nella piscina di Siloe per guarire, e fare Pasqua davvero: cioè passare dalla morte spirituale, alla vita divina che ci viene gratuitamente offerta.
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Lettura per Sabato 26/03/2005
Sabato Santo
Il sabato santo è la giornata della riflessione silenziosa. Ma noi, stiamo vivendo davvero l’attesa della Pasqua? Nella Passione Gesù affronta per noi e con noi le domande fondamentali dell’ esistenza: ha senso vivere? Ha senso amare? Ha senso soffrire? Sono domande a cui lo spensierato risponde: vivere è bello perché c'è un'ora alla settimana in cui soffri e gioisci con i tuoi compagni per la tua squadra di calcio; oppure: vivere è bello perché faccio l’amore con la mia ragazza, mi godo il week-end, volo con la mia moto. Vivere è bello perché sono giovane e non ho responsabilità, vivere è bello perché mi posso divertire. Si, vivere è bello se puoi goderti la vita e c'è la salute. Ma ti accorgi che la vita è dura quando la salute non ce l'hai, il lavoro non ce l’hai, l’amore non ce l’hai e tenti di annegare la tua fatica di vivere in qualcosa di fatuo e superficiale, che non toglie la sete d’amore perché è come acqua inquinata. Le letture della veglia pasquale ci faranno scoprire un'idea diversa della vita: un'esistenza bella sotto ogni aspetto: la prima e l’ ultima delle cose create (prima lettura); la possibilità di fidarsi di Dio anche nell'ora della prova (il sacrificio di Isacco); Dio che libera il suo popolo dalla schiavitù e lo guida alla Terra Promessa (terza lettura); Dio che offre il perdono al popolo adultero e peccatore (quarta lettura), che guida la storia con la potenza della sua parola (quinta lettura), che insegna la via della vita e dona un cuore nuovo per camminare in essa (sesta e settima lettura). Gesù ci domanda di diventare uomini nuovi.
Nella notte pasquale Gesù intende strapparci da una vita a compartimenti stagni, da un'infelicità continua inframmezzata da rari momenti di divertimento, di evasione o fallace soddisfazione. Gesù ci offre l’alternativa di una vita piena: dove ogni momento può e deve diventare dono, condivisione, offerta, ringraziamento, comunicazione, comunione, solidarietà...gioia vera. Se accoglieremo la sua amicizia, la presenza del Risorto potrà animare la nostra esistenza, cambiarla dal di dentro in modo che non ci accontenteremo più solo di qualche momento di felicità o di vivere intorpiditi nella comodità. Per chi si accontenta di questo, non serve un salvatore: basta un mago, un astrologo, un fattucchiero (o anche un medico-scienziato, tanto il risultato non cambia). Soprattutto, chi vive così non tollera che qualcuno gli ricordi che siamo peccatori e che abbiamo tutti bisogno di salvezza.
Gesù, il Risorto, viene per salvare la nostra vita, TUTTA intera, comprese le fatiche e le sofferenze, la nostra colpevole mancanza di amore verso chi ne ha bisogno; e non ci salva per via magica: ci salva come uomini, facendosi uomo come noi, portando su di sé le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre malattie; accettando le conseguenze del nostro peccato, e manifestandoci l'amore del Padre. "Non abbiate paura, voi!"... dice ai suoi discepoli. E risuscitato dai morti ci precede nella dimensione del Regno; là lo vedremo. Questo Gesù che accetta la sofferenza e la morte ma non ne rimane prigioniero, ci invita a seguirlo, a muoverci, a compiere lo stesso passaggio. Questo è il segreto della nostra vita di cristiani, quel segreto che facciamo fatica ad accettare fino in fondo". forse, anche quest'anno vogliamo rischiare di festeggiare la Pasqua per abitudine, senza lasciarci trasformare da Dio?
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Lettura per Domenica 27/03/2005
A - RISURREZIONE DEL SIGNORE
Rito Romano At.10,34.37-43 Col.3,1-4 Gv.20,1-9 Rito Ambrosiano At.1,1-8 1Cor.15,3-10a Gv.20,11-18
Pasqua: risurrezione del Signore
Il "giorno dopo il sabato", quando era ancora buio, Maria di Màgdala, nonostante avesse visto morire Gesù non si era affatto messa il cuore in pace, perciò si avviò al sepolcro. Certo, essa non si aspettava la risurrezione di Gesù: o almeno non riusciva ad immaginarla, nonostante ne avesse sentito parlare dal Maestro stesso. E tuttavia non voleva rassegnarsi davanti a quella morte prematura ed ingiusta: nel suo cuore nutriva ancora una speranza, piccola ma reale. Probabilmente essa intendeva anzitutto rendere onore al corpo di Gesù, come leggiamo nel racconto degli altri evangelisti: Marco - in particolare - annota che "passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù" (Mc 16,1). Eppure è curioso che il vangelo di Giovanni non accenni a questa intenzione: anzi, tale lacuna appare un indizio significativo della speranza di Maria. Gesù non si nasconderà a lei, anzi le chiederà di portare il lieto annuncio ai fratelli. Donna missionaria, Maria, che con il suo annuncio "Gesù, il Maestro, è vivo!" riempì del senso del soprannaturale il luogo dove i discepoli si erano rifugiati e insieme il cuore di ognuno. La notizia della risurrezione cominciava così la sua corsa attraverso la storia, come un’onda che nessuno può fermare, una esplosione di tale energia da far nascere quel che prima non c’era, cioè la Chiesa, Sacramento per la salvezza del mondo. Se riflettiamo bene, la Chiesa senza il fatto della risurrezione, diventerebbe un mistero ben difficile da spiegare. Dopo venti secoli, la buona notizia, risuona limpida e fresca come la prima volta. E i credenti nel lieto annunzio di Cristo morto e risorto, sperimentano nella loro vita la verità di questa presenza. Come promesso, Gesù resta invisibilmente con noi a sostenere i nostri cammini nell’attesa del Suo ritorno glorioso, la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
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Lettura per Domenica 03/04/2005
II di PASQUA A
Rito romano At.2,42-47 1Pt.1,3-9 Gv.20,19-31 Rito ambrosiano At.2,42-47 1Pt.1,3-9 Gv.20,19-31
La fede è dono di Dio e decisione personale. Sovente, l’uomo dell’era tecnologica crede solo a ciò che può verificare.Tommaso, è l’apostolo più vicino a quanti cercano Dio con cuore sincero. La fede nella risurrezione di Gesù è stata avvantaggiata dai suoi dubbi. Se Tommaso non avesse desiderato di credere non sarebbe stato lì con gli altri apostoli nel cenacolo. E alla fine, dopo aver visto e toccato, esulta "Signore mio, Dio mio!" Gesù l’ha amato tanto ed Egli lo riconosce perchè esclama "Mio Dio" Nessun altro apostolo si era ancora spinto a dirgli questo. Quante volte noi credenti abbiamo l’esperienza della presenza reale di Gesù accanto a noi (non perchè siamo visionari!). Abbiamo ricevuto la sua tenerezza: guai a noi se lo dimentichiamo e non la testimoniamo con la vita. !
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Lettura per Domenica 10/04/2005
III di PASQUA A
Rito romano At. 2,14-22-33 1Pt.1,17-21 Lc.24,13-35 Rito ambrosiano At. 2,14.22-28 1Pt.1,17-21 Lc.24,13-35
"Signore Gesù, facci comprendere le Scritture, e ardere il nostro cuore mentre ci parli" (Canto al Vangelo) La Bibbia è una lettera d’amore inviata da Dio all’umanità. Un libro umanissimo e insieme divino. Teniamo presente che ci sono due modi di accostarsi alla Bibbia, che non si escludono, anzi devono restare uniti. Uno è quello di studiare i modi in cui va interpretata per non cadere nel fondamentalismo, l’altro è accostarvisi con la fede che quella parola è stata scritta per noi, per darci la salvezza. Essa può diventare la presenza amica dei nostri giorni, perchè in essa è presente Gesù. E mentre a Gesù Eucaristia si possono accostare solo quelli che credono, alla Parola di Dio si possono accostare tutti, per diventare credenti. Per questo Gesù diceva: "Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio!" Ricordando l’episodio dei due discepoli di Emmaus, (strada degli interrogativi, dell’incontro e della condivisione) che alfine sono riusciti a scoprire la presenza di Gesù che camminava con loro solo dopo essersi confrontati con le Sacre Scritture, teniamo la Sacra Bibbia nelle nostre case e nel nostro cuore in un posto d’onore, certi che lo Spirito Santo parlando in essa, sarà nostro consigliere in ogni momento, particolarmente quando dimentichiamo che la nostra croce, è strada per la vita.
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Lettura per Domenica 17/04/2005
IV di PASQUA A Rito romano At..2,14a.36-41 1Pt 2,20b-25 Gv.10,1-10 Rito ambrosiano At.2,14a.36-41 1Pt 2,20b-25 Gv.10,1-10
Oggi è la domenica del Buon Pastore. Preghiamo tanto per le vocazioni sacerdotali e religiose: abbiamo un gran bisogno di anime generose e pure che ci orientino a Cristo, che è via, verità, vita. . Gesù è sceso tra noi per prendersi cura di noi ma, prima di tornare da dove era venuto, ha scelto alcuni uomini, gli apostoli, perchè continuassero questa sua missione. Come riconoscere i pastori buoni, da ladri e briganti, estranei alla vera fede, falsi profeti? "Dai loro frutti, li riconoscerete" (Mt. 7,16) dice Gesù. Fanatismo, astuzia, avidità, speculazione, prepotenza, semina di menzogne e zizzania.... con i mezzi più subdoli, approfittano della semplicità o dell’ignoranza delle persone, della fragilità emotiva, delle situazioni di difficoltà in cui versano. Facciamo attenzione ai predicatori di menzogne, ladri di pecore! Essi non solo bussano alle nostre porte di casa, ma ci bloccano sui marciapiedi, ci inviano lettere via Internet, si infiltrano nelle nostre attività per tentare di farle deviare verso il basso, si travestono da agnelli, ci adulano, ci circuiscono, ci blandiscono, ci impietosiscono.....salvo rivoltarsi contro di noi come cani arrabbiati quando li respingiamo. Ma noi con Cristo, pietra angolare, non possiamo essere come piume al vento: se anche le vicende della vita a volte ci travagliano, siamo innestati in Cristo, fondati nella Sua Parola, alimentati da Lui nei Sacramenti; perseveranti nella preghiera, restiamo saldi e chiediamo al Pastore buono che tante volte, nel corso della nostra vita quando c’eravamo smarriti, ci ha ritrovati, liberati, offrendoci spazi di libertà e di vita, di sostenerci ancora perchè la nostra fede e la nostra speranza siano fisse in Dio.
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Lettura per Domenica 24/04/2005
V di PASQUA A Rito romano At.6,1-7 1Pt.2,4-9 Gv.14,1-12 Rito ambrosiano At.6,1-7 1Pt.2,4-9 Gv.14,1-12
"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" Ecco la via e la meta ultima della nostra esistenza. E le altre religioni? Il Concilio Vaticano II, con il Documento Nostra aetate ci dice che Dio si serve dei "semi di verità" presenti nelle diverse religioni, le quali probabilmente svolgono il ruolo di preparare la strada a Cristo e tenere vivo il senso di Dio in un mondo sempre più secolarizzato. Il Vangelo predica la fratellanza universale e anche l’amore per i nemici. Bisogna dunque rispettare la dignità di ogni uomo e il legittimo diritto di ciascuno a scegliere la propria religione. D’altro canto è pure necessario che ogni fede possa godere della libertà di proporsi, nel rispetto delle leggi dei diversi paesi, affinchè ciascuno possa scegliere dopo avere conosciuto. Nel frattempo c’è spazio per imparare gli uni dagli altri: attraverso il confronto e il dialogo, scopriremo le nostre incoerenze. Dio Padre vuole certamente che tutti gli uomini si salvino ed Egli è tanto onnipotente da realizzare quello che vuole, in maniera nota soltanto a Lui, effondendo il suo Santo Spirito anche al di fuori dei confini visibili della Chiesa, così come l’intendiamo noi.
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Lettura per Domenica 01/05/2005
(Il mese di Maggio è dedicato alla Madonna) Maria, madre del mistero, dispensatrice di grazie, regina degli apostoli, prega per noi.
VI di PASQUA A
Rito romano At.8,5-8.14-17 1Pt. 3,15-18 Gv. 14,15-21 Rito ambrosiano At.8,5-8.14-17 1Pt. 3,15-18 Gv. 14,15-21
Chi di noi, credenti in Cristo, non ha mai fatto esperienza dello Spirito Santo "paraclito"? Consolatore vero dell’anima in molte nostre tribolazioni, ci insegna a consolare con la consolazione stessa con cui siamo stati consolati da Dio, cioè una consolazione divina, non umana, sapendo trasmettere l’autentica consolazione che viene dalle Scritture, capace di tener viva la speranza. In un clima di preghiera e di piena adesione allo Spirito, le nostre parole, i nostri gesti, saranno per chi soffre dentro, uno spiraglio di luce che illumina il buio del tunnel. Non ripeteremo le solite sterili parole di circostanza, non seconderemo l’atteggiamento di autodistruzione, ma solleciteremo al bene, a saper vedere oltre il limite spesso provvisorio di ogni sofferenza. "Dolce consolatore dell’anima....vieni perchè possiamo comprendere, amare, consolare!".
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Lettura per Domenica 08/05/2005
ASCENSIONE DEL SIGNORE. A
Rito romano At. 1,1-11 Ef.1,17-23 Mt. 28,16-20 Rito ambrosiano At. 1,1-11 Ef.1,17-23 Mt. 28,16-20
"Gesù fu levato in alto sotto i loro occhi..." Si sottrasse ai loro occhi, ma rimase, come aveva promesso, sotto altra forma, fino alla fine del mondo presente. Ci raccomanda di continuare ( e Lui è con noi), ad ammaestrare tutte le nazioni, quali testimoni e guide perché gli uomini accolgano e mettano in pratica i suoi insegnamenti. "Lui" ci dà la capacità di dare ragione della nostra fede; "Lui", che si rivela a noi, ci dona la sapienza per insegnare il Suo Vangelo; "Lui", l’AMORE perfetto, ci sana, ci guarisce, ci riempie di serenità e di speranza, ci carica di coraggio e di ottimismo, ci spinge a raccontare agli altri ciò che si è vissuto nella fede, come fecero gli Apostoli. Abbiamo ricevuto un mandato. Guai a rimanere inerti, in attesa di tempi migliori. guai a rimanere immobili con i piedi ben piantati in terra, magari in cerca di un posto giusto, comodo, e con il timore che le "cose di Dio" possano ostacolare la nostra realizzazione umana.
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Lettura per Domenica 15/05/2005
PENTECOSTE. A
Rito romano At..2,1-11 1Cor. 12,36b-7.12-13 Gv. 20,19-23 Rito ambrosiano At.2,11 1Cor. 12,36b-7.12-13 Gv. 20,19-23
Anche oggi lo Spirito d’Amore del Padre e del Figlio, ci scalda il cuore e ci fa nuovi, ci fa sentire figli di Dio. Lo Spirito è il nostro maestro interiore che ci introduce alla conoscenza della via, della verità, della vita che è la persona di Gesù Cristo. Ci fa scoprire il senso profondo della nostra vita, ci aiuta a realizzare in pienezza la nostra personale vocazione e a rispondere all’universale chiamata alla santità. Ci rende saggi, ci aiuta a discernere la volontà di Dio nella confusione del vivere quotidiano, ci conferma nella volontà di affermare ogni attimo "Abbà Padre" Ci rende forti, capaci di coerenza, anche quando la fedeltà costa, poiché la fede fiorisce dall’amore, mai dalla paura. Ci rende capaci di perdonare anche quando è difficile, e di chiedere perdono anche quando è umiliante. Ci guida verso la comunione e l’unità con tutti i santi della terra e del cielo, perché anche se persone diverse, a ciascuno di noi è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune e per formare un solo corpo.
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Lettura per Domenica 22/05/2005
SS.TRINITA’ . A
Rito romano Es. 34,4b-6.8-9 2Cor.13,11-13 Gv.3,16-18 Rito ambrosiano Es. 34,4b-6.8-9 2Cor.13,11-13 Gv.3,16-18
Questa festa ci fa riflettere sul segreto della vita in Dio, cioè della nostra vita che dal Battesimo è entrata a far parte della comunità divina di Dio: la santa famiglia del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Dio è con noi, ci accompagna nel cammino di donazione agli altri, nella comunione, comunicazione, dialogo. Nella fiducia della Provvidenza divina, che interviene al momento giusto, nel tempo stabilito da Lui e dopo che con il Suo aiuto siamo stati capaci di condivisone e decisi a servire fino alla fine dei nostri giorni. Queste scelte alternative al comune sentire degli uomini di oggi sono possibili, solo se Dio sostiene la nostra volontà di bene. E quando scopriamo dentro di noi delle resistenze alla disponibilità totale, Gesù ci ha insegnato come vincere queste tentazioni: preghiera e penitenza.
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Lettura per Domenica 29/05/2005
CORPUS DOMINI. A
Rito romano Dt.8,2-3.14b-16° 1Cor. 10,16-17 Gv. 6,51-58 Rito ambrosiano Dt.8,2-3.14b-16° 1Cor. 10,16-17 Gv. 6,51-58
In quest’ anno, particolarmente dedicato all’Eucaristia, la famiglia cristiana può riscoprire, proprio a partire dall’ immagine, fortemente evocativa dell’Eucaristia, della propria mensa familiare, che "mangiare insieme" significa non solo condivisione nella gioia e nel dolore, ma anche dialogo e comunicazione d’amore. La comunità cristiana, che partecipa nutrendosi del Corpo di Cristo all’unico pane, è resa, per grazia, un corpo solo pur essendo molti. E dopo aver partecipato alla Santa Cena, il desiderio di condivisione diventa naturale, di fronte a un Dio che si dona totalmente a te. Per grazia sentiamo che la nostra esistenza aperta all’eternità, guadagnataci da Cristo con la propria morte e risurrezione, è una vita dal valore immenso di cui dovremo rendere conto a Dio. La nostra disponibilità a lasciarci "mangiare" dai fratelli, continuerà nonostante tutto, anche se è doloroso constatare che taluni pur privi di deliberato proposito e quindi, di gratitudine, non sempre comprendono che "ci usano", consumano le nostre sostanze, le nostre energie. Dio è grande dentro e fuori di noi. E ci dà quella forza e quella generosità che, da soli, non potremmo mai avere. Oltre a moltissime segrete consolazioni.
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Lettura per Domenica 05/06/2005
Rito romano Os.6,3-6 Rm.4,18-25 Mt.9,9-13 Rito ambrosiano Os.6,3-6 Rm.4,18-25 Mt.9,9-13
Il brano di Osea ricorda ciò che Dio desidera fare nei confronti dell'uomo, con le parole "Voglio l'amore e non il sacrificio" vuol significare che Dio "vuole usare misericordia, non condannare". Il suo equivalente biblico in Ezechiele "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" Le letture di questa domenica ci parlano della giustificazione che avviene per mezzo della fede in Gesù, unico salvatore. Tutti hanno peccato, fin dalla creazione del mondo, ma Gesù si è fatto vittima sacrificale per renderci tutti, a partire dalla creazione del mondo, da peccatori a giusti. Prendiamo ad esempio Abramo: é detto anche padre dei credenti perchè la sua fede nelle promesse di Dio, non vacillò nemmeno un istante, ebbe fede sperando contro ogni speranza.. Facendo un grande salto storico, ci troviamo di fronte ad una pagina autobiografica di Matteo, il pubblicano, divenuto poi apostolo del Signore. Egli è un uomo disprezzato e criticato dai suoi connazionali e dalle autorità religiose perchè lavora al banco delle imposte in favore dei romani ed è ritenuto un traditore. Per la prima volta trova un rabbi, Gesù, che gli si avvicina, non lo giudica ma lo guarda con misericordia, lo ama, lo chiama, "Seguimi". Egli comprende che la sua è una elezione e si porta la mano al petto, come dire: "Io? sei sicuro che vuoi proprio me?"; Matteo si riconosce indegno ma non esita, si alza, decide di mettere in discussione le scelte di vita precedenti. Dio ha operato nel suo cuore e ora ha fede: la sua vita acquista nuovo vigore, nuova luce. Matteo è una persona diversa, trova il coraggio di rompere gli schemi, non fa fatica ad abbandonare le precedenti certezze; ha ricevuto misericordia, ed ora è disposto a scegliere il sacrificio per sè e la misericordia per gli altri. - S. Matteo, con il suo Vangelo, ci parla ancora oggi delle parole e dei gesti di Gesù, per farci intendere ciò che Dio può fare nel cuore di una persona attraverso il suo amore del tutto gratuito.-
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Lettura per Domenica 12/06/2005
Lettura di domenica 12 giugno A Rito romano Es. 19,2-6° Rm.5,6-11 Mt.9,36-10,8 Rito ambrosiano Es. 19,2-6° Rm.5,6-11 Mt.9,36-10,8
"Vedendo le folle ne sentì compassione". La compassione di Cristo di fronte a ogni tipo di miseria e di sofferenza umana, è il cuore profondo del Vangelo. Ma questa sua compassione non è sterile, ferma al piano dei sentimenti e delle parole: Egli scende ai fatti. Fa nascere la Chiesa. Chiama a sè i dodici apostoli e li manda in missione, inviati a continuare la sua opera. Con una raccomandazione:"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date." Condividere e servire per salvare tutto l'uomo, corpo e anima. Questa l'opera dei Pastori eletti da Gesù. E noi, battezzati, cresimati, non sempre abbiamo il coraggio di dire "Signore, manda me!" perchè ci sentiamo incapaci, contiamo solo sulle nostre forze, non vogliamo credere che Gesù non sceglie quello che uno è in quel momento, ma quello che potrà diventare con la sua grazia, cioè capace di sentire compassione e di tradurre questo sentimento in concreta attività missionaria a tutto campo verso i fratelli. Se conoscessimo la forza dello Spirito!
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Lettura per Domenica 19/06/2005
Rito romano Ger.20,10-13 Rm. 5,12-15 Mt.10,26-33 Rito ambrosiano Ger.20,10-13 Rm. 5,12-15 Mt.10,26-33
"Non abbiate timore! Voi valete molto più di molti passeri!" Noi tutti, siamo opera di Dio e abbiamo grande valore ai suoi occhi. Gesù ci vuole infondere coraggio perchè il Signore, se siamo onesti, se ci impegnamo per il bene comune, se riconosciamo i nostri limiti e la Sua Potenza, è al nostro fianco e i persecutori non potranno prevalere, la loro vergogna sarà eterna. E quando siamo in pericolo, gridiamo a Lui e saremo ascoltati. La tenerezza di Dio ci salverà. S. Paolo (Romani, 8,35 e ss.) alla luce di questa certezza, si esprime così "In tutte queste cose noi stravinciamo grazie a colui che ci ha amati" e ancora "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?" Dunque via l'affanno, via le paure, il Signore Dio non ci lascia soli, ha redento anche la nostra paura: il Suo amore è più forte di tutto, e ricordando quanto diceva S. Francesco d'Assisi su "sorella morte", possiamo aggiungere "sorella paura" e non avremo più paura della nostra paura.
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Lettura per Domenica 26/06/2005
Rito romano 2Re 4,8-11.14-16° Rm. 6,3-4.8-11 Mt. 10,37-42 Rito ambrosiano 2Re 4,8-11.14-16° Rm. 6,3-4.8-11 Mt. 10,37-42a
"Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." Tutti portiamo qualche croce, ma Gesù portando la sua, ci insegna come portare la nostra che poi, noi sappiamo, Egli porta con noi facendola diventare leggera. Egli ci insegna che la croce conduce alla risurrezione, alla vita e alla gioia. La nostra cultura edonistica, rifiuta la croce. Ma in questa vita, piacere e dolore sono inestricati tra loro. Questo è il vero dramma dell'esistenza umana. E allora è necessario imparare da Gesù e da Maria SS. a saper portare le nostre croci in silenzio, senza stare tutto il tempo a lamentarci, consapevoli che se agiremo così il Signore ci farà gustare delle gioie insperate. Anche le divergenze con i propri familiari possono diventare croci, ma se non giudicheremo, non condanneremo, non terremo rancore, la pace che regna dentro il nostro cuore, prima o poi, contagerà l'altro e la riconciliazione diventerà possibile.
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Lettura per Mercoledì 29/06/2005
Festività dei Santi Pietro e Paolo Rito romano At.12,1-11 2Tm.4,6-8.17-18 Mt.16,13-19 Rito ambrosiano At.12,1-11 2Tm.4,6-8.17-18 Mt.16,13-19
Un bel frutto della odierna festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, potrebbe essere quello di saper dire come Gesù e con Gesù -la MIA Chiesa- consapevoli che Gesù dicendo a Pietro "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" ha riconosciuto la Chiesa come sua, si é identificato con essa. Egli non ha detto "le mie Chiese", ma "la mia Chiesa", una Chiesa sola, una Chiesa unita. La festa di oggi ci offre l'occasione per cercare di fare passi verso l'unità. Il papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera sull'ecumenismo "Unum sint", ha prospettato di rivedere le forme concrete con cui è esercitato il primato del papa, (ad esempio con la Collegialità voluta dal Concilio Vaticano II) in modo da rendere di nuovo possibile la concordia attorno ad esso di tutte le Chiese, come avvenne nel primo millennio. Metterci in cammino, gli uni e gli altri, verso Cristo come conversione comune. E poi guardare a Paolo, alle sue battaglie sostenute perchè l'unico Vangelo fosse conosciuto da tutti, rinunciando anche a qualcosa pur di non scandalizzare nessuno.
Signore, donaci il coraggio di lasciare all'istante le nostre barche, le nostre reti, i nostri progetti umani, sempre colti dallo stupore, per seguirti sull'impossibile strada in cui Tu, con ostinato amore, vuoi incontrarti con ogni uomo. (A.M.Canopi)
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Lettura per Domenica 03/07/2005
Rito romano Zc.9,9-10 Rm.8,9.11-13 Mt. 11,25-30
Rito ambrosiano Zc.9,9-10 Rm.8,9.11-13 Mt. 11,25-30
Le letture di oggi mettono a tema l’umiltà, di cui è pienamente capace soltanto Dio in Gesù Cristo il quale, essendo nella “forma di Dio” si è spogliato di tutto, si è umiliato assumendo la forma di servo per salvarci dal nostro orgoglio cieco. La storia della salvezza biblica, è tutta la storia delle discese e delle umiliazioni di Dio.
La persona umile non si esalta per le lodi, ricordando a se stesso come San Paolo:”Che cos’hai che non hai ricevuto? E se l’hai ricevuto perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” Come un buon genitore non desidera schiacciare i figli, ma li serve per aiutarli a crescere sempre più, così la solidarietà verso chi ha ricevuto meno, sostituisce la competitività selvaggia, fatta di superbia e arroganza.
Se questo atteggiamento diventa consueto nei rapporti, tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra colleghi di lavoro, tra avversari sportivi o politici, chi per primo dopo un litigio sa stendere la mano e previene l’altro nell’atto di umiltà, è il vero vincitore. Dio entrerà in lui, abiterà in lui, comunicherà la sua vita e la sua pace.
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Lettura per Domenica 10/07/2005
Rito romano Is. 55,10-11 Rm.8,18-23 Mt.13,1-23
Rito ambrosiano Is. 55,10-11 Rm.8,18-23 Mt.13,1-23
Le letture di questa domenica ci vogliono far comprendere quanto sia importante per ogni uomo accogliere la Parola di Dio. La similitudine del seme che cade nel terreno e che non sempre si sviluppa, ci dice che la motivazione è che non si realizza l'incontro accogliente con il terreno. Tuttavia la Parola di Dio ci assicura che è bene seminare la Parola nel nome di Gesù, perchè il seme ha una sua potenza intrinseca. "...la Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." La Parola di Dio è un "seme" che lavora pian piano nel segreto, perciò nel futuro di ogni uomo che l"ascolta non ritornerà senza effetto. Abbiamo bisogno della Parola di Dio per comprendere il senso del vivere e del morire Senza questo sostegno alla nostra intelligenza della fede, viviamo da insipienti, da povere creature che sbattono le ali come le falene notturne e infine cedono alla luce.
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Lettura per Domenica 17/07/2005
Rito romano Sap. 12,13.16-19 Rm.8,26-27 Mt.13,24-43
Rito ambrosiano Sap. 12,13.16-19 Rm.8,26-27 Mt.13,24-43
Con la parabola del buon seme e della zizzania Gesù, maestro di tolleranza e di misericordia verso i peccatori, ci insegna ad essere pazienti con noi stessi e con gli altri, perchè il bene e il male sono sempre mescolati dentro ciascuno di noi, non solo nel mondo. Pazientare significa saper attendere con dolore, certi che il male avrà fine. La Parola di Dio è seminata anche nei nostri cuori e, nonostante la zizzania, essa ha in sè un potenziale enorme; infatti il Regno di Dio avanza, nonostante tutto: lo vedi nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi non lesina nulla di ciò che possiede. Tutto è grazia, nulla ci appartiene. A volte l’operaio del campo del Signore, di fronte all’indifferenza e all’insignificanza dei più, per eccesso di zelo o per travisamento delle intenzioni di Dio, si rende testimone di un cristianesimo solo sociale o culturale, quasi mettendo in secondo piano la fede.
Ma Dio vuole donarci la Sua grazia, il Suo Santo Spirito, senza il quale non riusciamo da soli a evitare il peccato. Come? Con la preghiera, che è respiro profondo dell’anima, acqua pura che scorre dentro di noi come dono che abbiamo ricevuto dall’alto e ci aspinge a chiedere a Dio di intervenire là dove noi non possiamo far nulla. In mezzo ai tanti impegni delle nostre giornate, dobbiamo essere capaci di difendere un tempo per la meditazione della Parola di Dio e per la preghiera. Solo così la vita cambia: il campo arido del nostro cuore diventa rigoglioso, e si fa espressione della vittoria di Cristo su ogni male.
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Lettura per Domenica 24/07/2005
Rito romano 1Re 3,5.7-12 Rm.8,28-30 Mt.13,44-52
Rito ambrosiano 1Re 3,5.7-12 Rm.8,28-30 Mt.13,44-52
La parabola del tesoro nascosto ci dice che la nostra vita dovrebbe essere una continua ricerca di questo tesoro "nascosto" che è Gesù Cristo stesso, spendendo per questo scopo tempo, intelligenza, affetti. Chi incontra Cristo dà un senso nuovo alla sua vita e percepisce che il suo migliore affare è seguire il Maestro, l'unico che sa orientare l'esistenza verso la pienezza. Il rischio più grande che può correre una persona è fallire il motivo per cui Dio Amore lo ha chiamato alla vita. In questo caso è l'infelicità, su questa terra ed oltre. Chi al contrario scopre il Tesoro-Cristo, si comporta come Maria, Pietro, Paolo, Francesco d'Assisi, Madre Teresa e tanti altri che sono scritti nel libro della vita.
Molti battezzati, gente d'Europa, avevano nel vecchio continente il campo con il tesoro nascosto, e come villani stolti hanno venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie, come fece Esaù. Per molti di noi, battezzati, l'ultima preoccupazione della vita è il Regno di Dio, non diamo neanche mezz'ora di tempo per la Messa domenicale dove il nostro innamorato, Cristo, vuole farci doni grandiosi,vuole trasformarci "di gloria in gloria" con la Sua Parola e L'Eucaristia. Il tesoro, la perla preziosa, non ci interessa proprio: ci accontentiamo di fare collezione di perle false: altro che vendere tutto il ciarpame per comprare, pieni di gioia, la perla preziosa!
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Lettura per Domenica 31/07/2005
Lettura di domenica 31 luglio- A
Rito romano Is. 55,1-3 Rm.8,35.37-39 Mt.14,13-21
Rito ambrosiano Is. 55,1-3 Rm.8,35.37-39 Mt.14,13-21
Le letture di oggi ci dicono la tenerezza di Dio che vuole incontrare ogni uomo. Essa si esprime in Gesù che, come una madre, vuole nutrirci con la Santa Eucaristia per farci crescere in santità. Ossia farci diventare capaci di amore vero, rispettoso, delicato, concreto, attento, festoso, aperto alla reciprocità, non avido, non pretenzioso, ma forte nella sua debolezza, disarmante, che aiuta i compagni di viaggio a riscoprire il vero volto di Dio.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci anticipa l'Eucaristia, la moltiplicazione della Grazia per eccellenza. ` Al termine di ogni Eucaristia il sacerdote dice "La Messa è finita, andate in pace" (a testimoniare il mio amore a tutti). Gesù invece nel racconto degli evangelisti di oggi non dice alla folla "Andate!" Ma responsabilizza gli apostoli e ordina loro con voce forte "Date loro, voi stessi, da mangiare!" Li invita a con-dividere quel poco che hanno. Lo stesso fa oggi. Chiede che mettiamo in comune sia le risorse della terra, sia che diamo una collaborazione indispensabile, per Sua scelta divina, all'economia della salvezza.
Torniamo al racconto evangelico, prima della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci che possedeva un ragazzo, una persona anonima come lo siamo noi, Gesù "alzò gli occhi al cielo, li benedisse, spezzò i pani e li diede ai discepoli"(perchè li distribuissero alla folla). Poi diede un altro comando "Raccogliete i pezzi avanzati" (fate giungere il mio messaggio, anche a chi non ha partecipato al banchetto)
Ecco, io che scrivo, sto tentando di fare questo: spezzare la Parola con degli sconosciuti che forse leggeranno questa meditazione che mi è stata donata e che mi impegno, anche se non sempre vi riesco, a mettere in pratica.
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Lettura per Domenica 07/08/2005
Rito romano 1Re 19,9.11-13 Rm.9,1-5 Mt.14,22-33
Rito ambrosiano 1Re 19,9.11-13 Rm.9,1-5 Mt.14,22-33
"Cristo e' venuto a piantare la fede nei nostri cuori e preparare il futuro apostolato della Chiesa tra le tempeste del mondo (S.Tommaso). Il fatto qui accaduto e' tipo della futura vita della Chiesa, e ha da essere continuamente rivissuto. L'obbedienza a Cristo espone al pericolo, dovuto al tempo (la notte), al luogo (il mare), al vento. La notte e' la passione di Cristo e della Chiesa; il mare agitato e' il mondo che attacca con le sue persecuzioni la Chiesa, come un tempo attacco' Cristo (cf Sal 88,8 ‘con tutti i tuoi flutti mi sommergi’); Il vento e la barca in difficoltà possono essere l’incomprensione, l’ostilità che incontriamo nella nostra vita, oppure la malattia, la tentazione. Ma Gesù dice ancora oggi “Coraggio, sono io, non abbiate paura” Il coraggio è un dono dello Spirito, che viene se crediamo alla promessa di Cristo. Quindi non attendere passivi che il Signore intervenga, ma chiedere come Pietro al momento di affondare “Signore, salvami!” Senza la fede, la disponibilità dell’uomo, Dio non può nulla.
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Lettura per Domenica 14/08/2005
Rito romano Is.56,1.6-7 Rm.11,13-15.29-32 Mt.15,21-28
Rito ambrosiano Is. 56,1.6-7 Rm.11,13-15.29-32 Mt.15,21-28
La fede. Non c’è altra via per essere salvati da Dio. Il racconto evangelico della donna Cananea, una pagana che si converte a Cristo e lo implora con un grande atto di umiltà e di fede, per la sua fede sarà esaudita. Dobbiamo essere perseveranti nella preghiera, senza stancarci mai, per purificare e rafforzare la nostra fede. Gesù è un cercatore di fede: in quasi tutte le occasioni di incontri o di guarigioni misura la fede delle persone. Ed è pieno di gioia quando la trova.
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Lettura per Lunedì 15/08/2005
FESTA Lettura assunzione della B.V. MARIA
Rito romano Ap.11,19 a; 12,1-6 a. 10 ab 1 Cor. 15,20-26 Lc.1,39-56
Rito ambrosiano Ap.11,19 a; 12,1-6 a. 10 ab 1 Cor. 15,20-26 Lc.1,39-56
E’ questa una delle feste più belle della Madonna: la sua glorificazione in anima e corpo, primizia, dopo Cristo, della risurrezione futura di ogni uomo. La gloria di Maria consiste nella partecipazione alla pienezza di Dio. Non c’è gioia più grande che possiamo darle che quella di lodare e ringraziare Dio, imitando il suo atteggiamento sulla terra. Possiamo chiedere a Maria che, pur non brillando di luce propria, brilla della luce di Cristo, di intercedere per noi perchè diventino nostre la sua fede, la sua speranza, la sua carità.
Ricordiamo dal 16 al 21 XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ (Colonia)
Signore Gesù,
benedici i giovani di tutto il mondo.
Mostrati a chi ti sta cercando.
Conferma nella fede i tuoi testimoni.
Serviti di loro per avvicinare chi non crede,
chi soffre nel corpo e nello spirito.
“Siamo venuti per adorarti” è il tema del di questo incontro.
Gesù, il figlio prediletto del Padre, primogenito di tanti fratelli, che con il Padre ha avuto un rapporto esclusivo, unico, ci ha detto che la preghiera perfetta, di adorazione e di sottomissione al Padre, è appunto il “Padre nostro”:Ma noi abbiamo banalizzato questa preghiera, la diciamo distrattamente, avendo smarrito il senso del mistero che racchiude. Dio Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati, predestinandoci a essere suoi figli adottivi.
Lo Spirito ci è stato donato per attestare che siamo figli di Dio, che siamo innestati nella realtà incredibile del flusso d’amore della Santa Trinità che abita in noi. Ma forse noi non ascoltiamo lo Spirito e di conseguenza non sappiamo esclamare insieme a Gesù e sotto la spinta dello Spirito Santo “Abbà, Padre!”
Eppure, se riflettiamo bene, se tutti accettassimo di essere figli dello stesso Padre, ci troveremmo fratelli.
Cercare la fraternità attraverso incontri, congressi, senza riconoscere un Padre comune totalmente altro, è un fallimento in partenza. Possano tutti questi giovani riuniti, comprendere la radice dell’umana fraternità.
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Lettura per Domenica 21/08/2005
Rito romano Is. 22,19-23 Rm 11,33-36 Mt. 16,13-20
Rito ambrosiano Is. 22,19-23 Rm 11,33-36 Mt. 16,13-20
“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” La risposta di Pietro alla domanda di Gesù è precisa, sicura. Per questo Gesù ha scelto lui e i suoi successori, ad essere segno sulla terra di ciò che Lui, e solo Lui Gesù ,rappresenta per la Chiesa:la pietra angolare. Pietro sarà dunque capo del collegio degli Apostoli.
Il cristianesimo si distingue da ogni altra religione al mondo, perchè ha fede nella divinità di Cristo unico salvatore del mondo e noi cristiani dobbiamo saper gridarlo forte, se vogliamo sostenere le speranze del mondo.
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Lettura per Domenica 28/08/2005
Rito romano Ger.20,7-9 Rm.12,1-2 Mt.16,21-27
Rito ambrosiano Ger.20,7-9 Rm.12,1-2 Mt.16,21-27
“Mi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato sedurre.....nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.” Così il profeta Geremia, così dovrebbe essere ogni cristiano che ama davvero il Signore, disposto a perdere per Lui la propria vita, cioè il proprio tempo, le proprie sostanze, le proprie energie. Gesù ci domanda di non conformarci alla mentalità del mondo, che è egoista, ma di pensare secondo Dio, che è Amore. Per osservare questa richiesta, dobbiamo imparare ad accettare pazientemente le inevitabili difficoltà che questo comporta. Abbiamo un “protettore” potente, non dobbiamo avere paura. Il cristiano non è un masochista, sa che se rinnega se stesso con l’impegno a sforzarsi di pensare secondo Dio, nella consapevolezza che il cristianesimo è la religione della gioia, cioè dell’annuncio della vittoria sul male, sa che in questo modo non solo farà contento il Padre celeste ma anche tanti fratelli sulla terra. Questo non lo rende affatto triste, ma pieno di gioia, perchè il Signore dona a chi lo ama la gioia in grande abbondanza. .
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Lettura per Domenica 04/09/2005
Rito romano Ez.33,7-9 Rm.13,8-10 Mt.18,15-20
Rito ambrosiano Ez.33,7-9 Rm.13,8-10 Mt.18,15-20
Le letture di oggi ci dicono che è un dovere cristiano, dettato dall’amore che desidera il bene massimo dell’altro, di fare la correzione fraterna se ci si rendi conto che tuo fratello sbaglia. La modalità, la insegna GESU’ stesso. non è quella della nostra logica umana. Dio ha costituito ciascuno di noi come “sentinella” del fratello che sta accanto. E’ un compito scomodo, ma Dio stesso ci dona lo spirito di sapienza per dire parole che non uccidano il cuore.
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Lettura per Giovedì 08/09/2005
FESTA LITURGICA Lettura NATIVITA’ della B.V. MARIA
Rito romano Mic 5,1-4° Mt.1,1-16.18-23
Rito ambrosiano Mic 5,1-4° Mt.1,1-16.18-23
Questa donna concreta, Maria di Nazaret, è stata il luogo dell’avvento di Dio nella carne del mondo, senza che ella perdesse nulla della sua piena umanità, della sua femminilità profonda. Per la sua fedeltà, ella ha vissuto da alleata di Dio e ha portato a compimento la sua missione. Egli la conosceva fin dalla creazione del modo come conosce tutti noi.. Ella,personalmente, darà carne e sangue alla vita umana di CRISTO. Ma la sua storia personale, non finisce forse per diventare universale quando Cristo ci offre il suo corpo e il suo sangue (anche se insieme alla sua anima e divinità) per la nostra salvezza? Che parte ha Maria in questo mistero?
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Lettura per Domenica 11/09/2005
Rito romano Sir.27,30-28,7-9 Rm.14,7-9 Mt.18,21-35
Rito ambrosiano Sir.27,30-28,7-9 Rm.14,7-9 Mt.18,21-35
La data di oggi ricorda un doloroso evento di morte e distruzione. Le letture di oggi invitano i cristiani a superare l’odio che Dio, Padre di tutti, non vuole. Abbiamo la possibilità e i mezzi culturali per cercare di conoscere e di capire le ragioni degli altri che non godono dei nostri vantaggi. PER DARE UN SENSO NUOVO ALLA PAROLA “perdono” bisogna che diventiamo capaci di comprendere la situazione altrui e impegnarci sia sul versante culturale che sociale, affinchè altri possano godere della libertà, della giustizia, del benessere, che noi con fatica e sofferenze ci siamo guadagnati.
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Lettura per Domenica 18/09/2005
Rito romano Is. 55,6-9 Fil 1,20c-27 Mt.20,1-16
Rito ambrosiano Is. Is. 55,6-9 Fil 1,20c-27 Mt.20,1-16
Il Vangelo ci chiede di non restare disoccupati di fronte al Regno di Dio che,insieme a tanti fratelli, dobbiamo continuare a edificare. Senza pretendere di essere i primi, capaci di donare ciò che siamo e che abbiamo senza aspettarci ricompense. Il Dio vicino, ci domanda di condividere con Lui la croce.
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Lettura per Domenica 25/09/2005
Rito romano Ez.18,25-28 Fil.2,1-11 Mt.21,28-32
Rito ambrosiano Ez.18,25-28 Fil.2,1-11 Mt.21,28-32
Gesù Cristo, pur essendo di natura divina, spogliò se stesso per assumere la natura di servo. E noi? Ci facciamo davvero imitatori di Cristo, oppure desideriamo essere considerati, come se fossimo superiori rispetto ad altri, per spirito di vanagloria?
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Lettura per Domenica 02/10/2005
Rito Romano Is.5,1-7 Fil.4,6-9 Mt. 21,33-43
Rito Ambrosiano Is.5,1-7 Fil.4,6-9 Mt. 21,33-43
Grazie, Signore, che ci hai scelti e ci concedi di fare il bene in nome tuo.
LA VITA rappresenta la vigna. Il Signore è il vignaiolo, la cui passione per la sua amata vigna è inesauribile. Pur ricevendo rifiuti, non conosce vendette. Dobbiamo ricordare tutti che la vita, sia la nostra che quella di tutti, non ci appartiene. E’ un dono da rendere, dopo aver avuto cura di ogni vita. E quando saremo stanchi, delusi, San Paolo ci suggerisce un rimedio:la preghiera. Lasciando che Dio abiti e consoli il nostro cuore nutrendo la mente di tutto ciò che è bello e buono.
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Lettura per Martedì 04/10/2005
Festa di S.FRANCESCO d’ASSISI
Rito Romano Gal. 6,14-18 Mt. 11,25-30
Rito Ambrosiano Gal. 6,14-18 Mt. 11,25-30
Sei tu, Signore, l’unico mio bene.
Essere creature nuove. Questo chiede il Signore ai suoi discepoli: di avere il cuore semplice e puro come quello dei bambini. Solo chi ha un cuore così Di si rivela. Come fu fatto a San Francesco che ricevette in dono le stimmate, quale segno della sua somiglianza con Cristo, Gesù chiede anche a noi di saper prendere il nostro giogo, che non sarà mai pesante quanto quello portato da Lui. Anzi Egli ci aiuterà a portarlo rendendolo leggero.
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Lettura per Domenica 09/10/2005
Rito Romano Is.25,6-10a Fil 4,12-14.19-20 Mt.22,1-14
Rito Ambrosiano Is.25,6-10a Fil 4,12-14.19-20 Mt.22,1-1
Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti
Il Regno dei Cieli è simile a un banchetto organizzato da un re per le nozze del figlio. Egli chiama i suoi fedeli al banchetto ma molti rifiutano la sua grazia e il suo amore. Siamo degli stolti, perché non comprendiamo che da soli, cioè senza l’aiuto di Dio, siamo frane. Accogliamo con gioia l’annuncio del Vangelo e cerchiamo di essere fra quelli che dicono di si all’invito del Padre.
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Lettura per Domenica 16/10/2005
Rito Romano Is.45,1.4-6 1 Ts 1,1-5b Mt. 22,15-21
Rito Ambrosiano 1 Sam 1,20-22.24-28 1 Gv 3,1-2.21-24 Lc 2,2,41-
Trenta denari per una vita : quella di Gesù.
E’ uno dei mali, tra i tanti, che può produrre il cattivo uso del denaro. In questa domenica Gesù invita a dare il primato all’essere piuttosto che all’avere. A essere liberi dai condizionamenti legati al denaro e al reddito, alla sua produzione, al suo impiego.
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Lettura per Domenica 23/10/2005
Rito Romano Es. 22,21-27 1 Ts 1,5c-10 mt 22,34-40
Rito Ambrosiano Es. 22,21-27 1 Ts 1,5c-10 mt 22,34-40
Non vi è che un unico comandamento: amare Dio e il prossimo.
L’amore vero è fatto di gratuità. Lo stile di Gesù, dalla nascita alla morte e alla discesa Dello Spirito, ce lo testimonia ed insegna. Questo stile ci interpella come credenti, in ogni gesto pastorale. E se faremo questo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, avremo la ricompensa della gioia nello Spirito.
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Lettura per Domenica 30/10/2005
Rito Romano Mal 1,14b-2,2b.8-10 1 Ts. 2,7b-9.13 Mt 23,1-12
Rito ambrosiano Mal 1,14b-2,2b.8-10 1 Ts. 2,7b-9.13 Mt 23,1-12
Tutti noi nel Battesimo, siamo stati unti per diventare sacerdoti.
Siamo stati consacrati sacerdoti per essere ponte tra Dio e gli uomini e le donne del nostro tempo, della nostra storia. Ma chi ci ascolta, sente le Parole di Dio? Chi ci incontra, intuisce in noi la sua invisibile presenza? Chi lavora con noi, assapora la nostra libertà di figli Dio?
Il Signore ci dia la grazia di desiderare di frequentarlo assiduamente, perché ci trasformi a sua somiglianza.
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Lettura per Domenica 06/11/2005
Rito Romano Sap.6,12-16 Sal 62 1Ts.4,13-18 Mt.25,1-13
Rito Ambrosiano Ez.34,11-12.15-17 Sal 22 1Cor 15,20-26.28 Mt.25,31-46
Ha sete di te, Signore, l’anima mia
La Sapienza, dono dello Spirito, è la capacità di saper scegliere tra il male e il bene. Bisogna fare attenzione, perché il vizio addormenta la coscienza fino a non sentire più nemmeno il rimorso e senza potercene accorgere si finisce per morire spiritualmente. Sapienza è invece scegliere di vivere l’amicizia con il Salvatore, ascoltare i suoi insegnamenti. Sapienza è abbandonare ogni difesa e lasciare che Dio orienti la nostra vita, e diventi il centro dei nostri pensieri e del nostro cuore.
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Lettura per Domenica 13/11/2005
Anno A rito romano / Anno B rito ambrosiano I di AVVENTO
Rito Romano Pro 31,10-13.19-20.30-31 Sal. 127; 1Ts.5,1-6 Mt.25,14-30
Rito Ambrosiano Dn. 12,1-3 Sal.15 Eb.10,11-14.18 Mc.13,24-32
Beato chi cammina nelle vie del Signore
Il Signore ha dato a ciascuno dei doni da trafficare per moltiplicarli. Il verbo “trafficare” significa che non dobbiamo dormire, non dobbiamo lasciarci vincere dalla pigrizia o dalle cattive abitudini, ma impegnarci con intelligenza ed amore a collaborare con Dio: lui ci farà capire ciò che possiamo fare, quasi mai con segni appariscenti, ma con intuizioni. Il percorso delle nostre vite, si sgomitola piano piano, si fanno esperienze che a noi tante volte sembrano inutile perdita di tempo, ma se guardiamo indietro ci accorgiamo che nulla è avvenuto per caso, che tutto è stato utile per renderci sempre più maturi, consapevoli, capaci di attivarci in un campo specifico per il quale eravamo stati pensati prima ancora di nascere.
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Lettura per Domenica 20/11/2005
A Rito Romano B Rito Ambrosiano II di Avvento
Rito Romano Ez.34,11-12.15-17 Sal.22 1Cor. 15,20-26.28 Mt. 25,31-46
Rito Ambrosiano Sof 3,14-18° Sal 79 Rm. 11,25-33 Mc.11,1-10
Tu mi conduci, Signore, nel regno della vita.
Cristo è Re dell’universo. Ma non è un Dio impassibile. Egli sceglie, decide, è in movimento verso ogni uomo. Egli vuole essere “tutto in tutti” Tuttavia, a chi intende rispondere al suo amore, chiede una prova. Chi vuol piacere a Dio deve saper fare senza sforzo opere di misericordia verso tutti. Nei piccoli della terra è presente Dio stesso. Lo ha dichiarato Cristo.
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Lettura per Domenica 27/11/2005
Rito romano I di Avvento Rito Ambrosiano III di Avvento
Rito Romano e Rito Ambrosiano B Is.63,16-17.19 64,1-7 Sal 79 1Cor.1,3-9 Mc. 13,33-37
Fa’ splendere il tuo volto e salvaci, Signore
Se squarciassi i Cieli e scendessi! Nell’attesa piena di desiderio della seconda venuta del Signore, coscienti che abbiamo responsabilità nei confronti del presente, la nostra deve essere vigilanza laboriosa con fedeltà, fiducia, perseveranza forte e realistica. Sotto le apparenze, dobbiamo, con l’aiuto dello Spirito, saper cogliere i segni del Regno che è già tra noi come “anticipo” di ciò che sarà, quando Dio sarà tutto in tutti.
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Lettura per Domenica 04/12/2005
Rito romano II di AVVENTO Is.40,1-5.9-11 2Pt.3,8-14 Mc.1,1-8
Rito ambrosiano IV di AVVENTO Is.40,1-5.9-11 2Pt.3,8-14 Mc.1,1-8
“Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza”.
Nel tempo di grazia dell’attesa della venuta del Messia, in un clima di penitenza, siamo tutti chiamati alla conversione per diventare capaci di gridare al nostro mondo indifferente che solo Cristo libera dal male, cambia la vita dell’uomo e, per la fede che salva, lo fa “nuovo” continuamente e lo rende capace di incidere positivamente sul contesto in cui vive. Ma dobbiamo imparare a concederci qualche ora di silenzio, lasciando che la Parola di Dio fecondi i nostri cuori, come ha fecondato Maria. Gesù ha scelto spesso la notte per mettersi in comunione con il Padre. E’ forse questo l’esempio che dovremmo seguire? Forse la notte, quando tacciono i padroni della nostra vita, i suoni, le immagini, i messaggi, le voci, la televisione, il telefono, la posta elettronica, è davvero il momento in cui la grazia può conquistarci.
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Lettura per Mercoledì 07/12/2005
S.AMBROGIO
Rito romano Is.40,25-31 Mt.11,28-30
Rito ambrosiano Sir.44,16-17.19-20.23 1Cor.4,1-5 Gv.10,11-16
L’esperienza della fede è concreta, viva. Chi ripone la propria vita nelle mani di Dio, riacquista forza, corre senza stancarsi, trova ristoro per la propria anima, pace per il proprio cuore. Vive l’eterna giovinezza dello spirito.
Diventiamo cercatori di Dio, che si lascia trovare anche con la sola intelligenza. Perché Egli è l’intelligenza in scrutabile e, nel crearci, ci ha dato un po’ della sua somiglianza. Chi è simile si incontra. Basterebbe saper osservare la vegetazione che, pur non possedendo intelligenza, è finalizzata a perseguire uno scopo che essa raggiunge indefinitamente.
Basterebbe osservare un frutto, come l’uva ad esempio, p il fico, o la noce, per comprendere l’amore del Padre che ha fatto le cose con cui ci alimentiamo, a misura della nostra bocca. Oppure il mandarino, che ha spicchi facili da assaporare.... osservare con un po’ più di attenzione la natura dove si incontrano la bellezza, la fantasia, la gentilezza, l’intelligenza e ogni perfezione d Dio.
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Lettura per Giovedì 08/12/2005
B—IMMACOLATA CONCEZIONE B.V. MARIA
Rito romano Gen.3,9-15.20 Ef. 1,3-6.11-12 Lc.1,26-38
Rito ambrosiano Gen.3,9-15.20 Ef. 1,3-6.11-12 Lc.1,26-38
“Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore”
“Tutto è possibile a Dio”. Maria, contro tutti, nella più totale solitudine umana, hai difeso la vita che in un forma così inconsueta prendeva posto nel tuo seno di vergine. “Tutto è possibile a Dio” Tu lo hai creduto. Per verificarlo, è necessario che anche noi viviamo la nostra fede nell’abbandono totale alla sua volontà senza mesta rassegnazione, ma con gioia, anche quando, come Maria, non possiamo intravedere né il senso nè il percorso della via che stiamo percorrendo . Maria è modello incomparabile per ciascun cristiano: preghiamola perché ci ottenga dal Suo Gesù perseveranza e fedeltà fino alla fine dei nostri giorni.
Madre Madre Santissima tu che custodisti Gesù nel tuo grembo materno e con amore profondo lo adorasti già prima che nascesse, insegnaci ad adorare il nostro Signore nel Santissimo Sacramento, insegnaci a custodirLo nei nostri cuori, così che ogni giorno Egli possa inebriarci con la Sua Luce e portare in noi e intorno a noi la vostra Pace e il vostro Amore. Maria fa di noi tutti, angeli adoranti; distoglici dalle vacuità di questo mondo e donaci uno sguardo illuminato, fa che noi vediamo, donna del Fiat, fa che noi ascoltiamo le “annunciazioni” quotidiane del Padre e tienici per mano, non lasciarci soli mai un momento nel cammino di Luce che porta al Glorioso Regno. (Daniele)
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Lettura per Domenica 11/12/2005
Rito romano III di AVVENTO Is.61,1-2a.10-11 1Ts.5,16-24 Gv.1,6-8.19-28
Rito ambrosiano V di AVVENTO Is.61,1-2a.10-11 1Ts.5,16-24 Gv.1,6-8.19-28
“Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino.”(Fil.4,4-5)
La seconda parte dell’Avvento è dominata dall’attesa gioiosa della salvezza vicina. Se in noi c’è questa gioia, non dobbiamo mai scoraggiarci. Troppe volte siamo tentati, quando non troviamo accoglienza nel fare quello che ci suggerisce il Signore, di sentirci inadeguati, e con rassegnazione diciamo a noi stessi, quasi per consolarci “Siamo come una goccia nel mare” Oppure “siamo una voce nel deserto”. Ci esprimiamo così perché non abbiamo sufficientemente fede, perché siamo smemorati, non ricordiamo che abbiamo a fianco Gesù che cammina con noi e che Lui, Lui si, può fare cose grandi. Anche con le nostre povere mani e con il nostro povero cuore se lo lasciamo plasmare dal suo, che può diventare caldo e coerente.
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Lettura per Domenica 18/12/2005
Rito romano IV di AVVENTO 2Sam.7,1-5.8-12.14.16 Rm.16,25-27 Lc.1,26-38
Rito ambrosiano VI di AVVENTO 2Sam.7,1-5.8-12.14.16 Rm.16,25-27 Lc.1,26-38
“Il Signore è fedele per sempre”
Il Signore, fedele nel suo amore per l’uomo, bussa alle porte di ogni cuore e dice “Apri, ho bisogno di una casa nel tuo cuore. Questa è l’unica casa che desidero abitare.” E a chi vuole comprendere, spiega “I miei adoratori, mi adoreranno in spirito e verità”. Dio è spirito e desidera abitare nel nostro spirito per essere in comunione con noi. Per questo resta a lungo solo, quasi prigioniero nel tabernacolo, nel buio delle chiese, in attesa di qualche cuore ardente che con libera adesione voglia unirsi a Lui.
Allora avviene il miracolo: gli spiriti si accendono, desiderano compiere il bene, sorgono iniziative per far trionfare le ragioni della speranza. E la terra, irrorata dal sangue delle guerre, dilaniata dalle devastazioni, calpestata dai piedi dell’odio, da qualche parte torna a fiorire.
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Lettura per Domenica 25/12/2005
S.NATALE
Rito romano Is.52,7-10 Eb.1,1-6 Gv.1,1-18
Rito ambrosiano Is.9,1-3.5-6 Tt.2,11-14 Lc.2,1-14
“Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.”
Dio, con l’Incarnazione esprime che l’uomo è a sua somiglianza, è coronamento della creazione, la sua opera suprema: l’uomo deve poter essere salvato, appartiene a Dio che è venuto per renderlo giusto, degno! La sua dignità deve essere rispettata, dall’inizio del concepimento fino al termine della vita terrena e soltanto Dio, creatore di ogni uomo, ha il diritto di stabilire quando. A Natale, Dio rivela il suo amore per noi, riducendosi in piccolezza, in debolezza, con umiltà. E cosa accade? Che Lui, il Grande, l’Eterno, il Creatore del mondo, NON VIENE ACCOLTO DA COLORO CHE HA CREATO E CHE AMA TANTO! Natale potrebbe essere definito il dramma del Dio sempre presente e dell’uomo spesso assente.
Non possiamo fare altro che inginocchiarci e tacere, di fronte a questo mistero d’amore “forte come la morte”da tanti rifiutato: per indifferenza, tracotanza, ostilità, paura, peccato.
Per non andare in crisi, i più scelgono di dare al Natale un significato diverso, svuotato del suo vero significato, perché vissuto senza Gesù, senza Vangelo, ma con tanto “buonismo” e nel rispetto delle tradizioni familiari, facendo regali a tutti, meno che al festeggiato. Il regalo che Egli desidera da noi è la gioia del cuore, la lode, il ringraziamento, con cui scaldare e illuminare le nostre case, chiese domestiche.
Come non capire che siamo diventati dei superficiali e che non abbiamo proprio nulla di buono da annunciare ai non credenti o a chi professa una fede alternativa? E’ urgente, è necessario, che tutti torniamo a meditare i Vangeli, acqua viva e zampillante per le nostre anime.
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Lettura per Sabato 31/12/2005
“Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino”(Salmo 119,105)
Rito romano Nm.6,22-27 Sal 66,2-3.5-6.8 Gal 4,4-7 Lc2,16-21
Rito ambrosiano Nm.6,22-27 Sal 66,2-3.5-6.8 Gal 4,4-7 Lc2,16-21
Festa di Maria SS. Madre di Dio
Maria è Theotokos: questo titolo datole dai Padri nel Concilio di Efeso del 431, attesta che Gesù è vero uomo, perchè nato a una creatura umana e ha condiviso ogni esperienza dell’uomo. Inoltre questo titolo attesta che Gesù è vero Dio, se di Maria si può dire “ Madre di Dio” e non semplicemente madre di Gesù. Infine questo titolo attesta che Gesù è insieme vero Dio e vero uomo “il seno di Maria è stato il talamo in cui sono avvenute le nozze di Dio con l’umanità” e Gesù è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, il nostro fratello. Così ha voluto Dio per la sua umiltà. Dio è sceso silenziosamente nelle viscere di una donna, nel cuore stesso della materia. Maria è la donna “vestita di sole” cui Dio ha conferito un onore da far ammutolire tutti coloro che ritengono la donna una creatura inferiore all’uomo. Essa è piena della carità divina, è la discepola più devota del Figlio, l’orante perfetta, è regina degli Apostoli e Madre della Chiesa. Maria ci indica come possiamo riuscire a vedere oltre i nostri limiti: ci serve avere un cuore libero, aperto, sciolto da ogni catena (condizionamenti, paure, attaccamenti, idoli, divisioni). Solo così sentiremo che la nostra vita è piena di senso, lunga o breve che sia, i gesti compiuti nel nome del Signore resteranno per sempre.
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