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Archivio Riflessioni spirituali Online
Anno:
Lettura per Giovedì 01/01/2004
Rito romano Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21 Rito ambrosiano Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
Giornata mondiale della pace
Dalla parola di Dio (Nm.6,22-27) attingiamo l’augurio da scambiare all’inizio di questo nuovo anno: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace." Poi sforziamoci di imitare Maria, che pure nel mistero in cui è avvolta la sua esperienza, crede che ciò che Dio ha promesso si realizzerà. Vivremo nella pace e saremo liberi.
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Lettura per Domenica 04/01/2004
Rito romano Sir 24,1-4,8-12; Sal 147; Ef 1,3-6,15-18; Gv 1,1-18 Rito ambrosiano Sir 24,1-4,12-16; Sal 147; Ef 1,3-6,15-18; Gv 1,1-18
Il Verbo di Dio si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Egli (Cristo, il Verbo di Dio) è la Sapienza del Padre e quando ne chiediamo la luce per i nostri cuori, le nostre menti, le nostre volontà ed essa scende su di noi, riusciamo a vedere la nostra vita in modo nuovo. Tutto acquista un senso più profondo. Riconosciamo le meraviglie che Dio ha compiuto in noi ed esultiamo come ci insegna Paolo (Ef. 1,15-18) "Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo...." Figli adottivi di Dio, suoi eredi se.....sceglieremo di vivere da figli di Dio!
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Lettura per Martedì 06/01/2004
Rito romano Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3,5-6; Mt 2,1-12 Rito ambrosiano Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3,5-6; Mt 2,1-12
Epifania del Signore. Egli si fa conoscere a tutti i popoli della terra.
I magi sono stati abbagliati da una stella, la Sua stella. Noi siamo spesso abbagliati dal fatuo, da ciò che non conta. I magi ci insegnano che bisogna imparare a leggere gli avvenimenti della nostra vita e della storia con gli occhi della fede, con la sapienza del cuore, così da scorgervi le tracce della presenza di Dio. A volte il cammino è faticoso, ma i magi ci insegnano la perseveranza perchè ciò che conta più di ogni altro obiettivo è incontrare il Signore. E poi partire, per essere testimoni felici e fedeli di un incontro che ci ha cambiato la vita.
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Lettura per Domenica 11/01/2004
Rito romano Is 40,1-5,9-11; Sal 103; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22 Rito ambrosiano Is 40,1-5,9-11; Sal 28; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22
Battesimo di Gesù
Gesù è ormai un uomo e ha deciso di cominciare la sua missione. Durante il Battesimo, su di Lui si è aperto il Cielo, ed è stato inondato dall’Amore del Padre. Così è avvenuto anche per noi il giorno del nostro Battesimo: dovremmo ripensarvi e forse ci coglierebbe la nostalgia per uno stile di vita diverso dal correre affannoso di ogni giorno, dove trovare spazi e tempi per portare "gli agnellini sul petto" e le pecore madri pian piano verso pascoli erbosi ove possano nutrirsi del cibo della Grazia divina.
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Lettura per Domenica 18/01/2004
Rito romano Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12 Rito ambrosiano Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12
Dio opera in tutti. "A Ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune."
Questo ci ricorda S.Paolo, siamo abitati da Dio, Egli opera anche per mezzo nostro. Maria, alle nozze di Cana, non ha avuto dubbi, ha giocato la propria presenza con determinazione dicendo ai servi "Fate quello che Egli vi dirà" certa che il suo intervento avrebbe avuto presa su Gesù. Infatti Gesù ha dimostrato di essere capace non solo di rinnovare ogni cosa, ma di trasformarla in qualcosa di migliore. Quante volte, delusi nei rapporti sponsali o di amicizia, abbandoniamo la speranza. Con un po’ più di fede, agiremmo come la santa persona che lo ha detto: "quando non puoi entrare in un cuore, prega". I risultati non mancheranno certamente, perchè Gesù può tutto.
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Lettura per Domenica 25/01/2004
Rito Romano Ne 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-31a; Lc 1,1-4; 4,14-21 Rito Ambrosiano Sir 3,2-6.12-14; Sal 127; Col 3,12-21; Lc 2,41-52
Festa della famiglia
La famiglia Chiesa domestica: che significa? Che coloro che la costituiscono sono un solo corpo, membra che hanno cura le une delle altre. Cellule vive della Chiesa, oltre che della società. Dalla famiglia nascono le varie vocazioni, che hanno valore quando non finalizzate alla pura realizzazione di sè, ma al bene comune. Questa una finalità può nascere solo dalla fede, poichè ciascuno tenderebbe naturalmente all’egoismo. E’ in famiglia che si impara a condividere tutto, ad aiutarsi, a perdonare, a sperare, a impegnarsi, a dimenticarsi perchè altri siano felici. Quando si incontrano queste famiglie, che non ostentano solo una presenza domenicale in chiesa ma che vivono la dimensione dell’unità, in esse si rende concreta e palpabile la presenza di Gesù. Ed è per questo che queste famiglie possono a giusto titolo essere definite "piccole chiese".
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Lettura per Domenica 01/02/2004
Rito romano Ger.1,4-5.17-19 1Cor.12,31-13,13 Lc.4,21-30 Rito ambrosiano Ger.1,4-5.17-19 1Cor.12,31-13,13 Lc.4,21-30
Le letture di oggi, sono ricchissime di spunti. Geremia preconizza che Dio può stabilire per alcune persone un destino non comune, che sia di aiuto per il popolo che fa fatica ad ascoltare il Signore. Ma è necessarie che queste persone accettino questa chiamata, affidandosi completamente e con fede a Dio. Il Vangelo dice che il discepolo potrà essere giudicato negativamente, rifiutato, proprio da chi gli è più vicino. Sono adombrate persecuzioni e sofferenze per lui. La lettera di S.Paolo ci parla della carità= amore disinteressato. Ma tale amore è punto di arrivo per ciascuna persona che voglia scalare questa montagna verso l’amore perfetto che sa farsi dono, servizio. La vita è lo spazio per consentire lo sviluppo, la crescita dell’amore che, se è tale, non invecchia mai. L’amore è ciò che rende benefico ogni aspetto della vita umana: la scienza, l’intelligenza, l’educazione, la conoscenza, la fede, la solidarietà, il lavoro, le relazioni e ogni realtà che coinvolge la vita. Dio non pretende da noi un amore così puro e disinteressato come il Suo, perchè siamo in cammino e perchè siamo creature bisognose di ricevere amore. Tuttavia saremo giudicati sull’amore che abbiamo saputo donare senza pretendere di essere ricambiati di "eguale moneta" da altre persone. Al contrario Dio ci ricompenserà con il "centuplo". Ma Dio è Dio!
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Lettura per Domenica 08/02/2004
Rito romano Is.6,1-2a.3-8 1Cor.15,1-11 Lc.5,1-11 Rito ambrosiano Is.6,1-2a.3-8 1Cor.15,1-11 Lc.5,1-11
Il tema che accomuna le letture di oggi è la risposta personale, libera e gratuita a una chiamata di Dio. Il Signore chiama, adattando la chiamata alle possibilità e ai talenti di cui ciascuno è dotato. Ha bisogno di noi anche se non siamo perfetti. Anche se abbiamo fatto esperienze di peccato, egli ci ha ripescati. La radicalità della nostra risposta sta nel mettere al centro della vita il rapporto con il Signore, attorno al quale tutto trova senso. Inoltre ogni persona deve poter avere la consapevolezza che è chiamata a percorrere, sia pure dentro un cammino comune di salvezza come membro vivo di un unico corpo, un proprio cammino originale e personale. Ma riflettiamo un po’ più approfonditamente sul Vangelo della pesca miracolosa. Oggi la mentalità democratica della gente, rifiuta che vi siano persone con il ruolo di pescatori e altre con il ruolo di pescati. Ma se pensiamo bene, tutti i battezzati, a titolo diverso, sono pescati e pescatori insieme: molti, per la funzione che rivestono, sono ritenuti "pescatori" e tuttavia hanno bisogno spesso di essere ri-pescati da Dio dal profondo dell’abisso in cui cadono. Se i pescati, riconoscessero la loro situazione di bisogno, come quella di coloro che in un naufragio agognano vedere giungere una scialuppa di salvataggio, non si riterrebbero umiliati nella condizione di pescati, ma contenti. Dunque non si tratta di disuguaglianza e di superiorità del pescatore, il quale non essendo divino, fa continua esperienza di essere ripescato dalle acque melmose del peccato in cui cade. Una volta imparato come si pesca e ripesca, il pescato potrà farsi a sua volta servo del Signore e dei fratelli, per portare gioia e consolazione fra la gente comune e non solo di quella che già va spontaneamente in chiesa, ma di quella che si trova in tutto il tessuto della società.
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Lettura per Domenica 15/02/2004
Rito romano Ger.17,5-8 1Cor.15,12.16-20 Lc.6,17.20-26 Rito ambrosiano Ger.17,5-8 1Cor.15,12.16-20 Lc.6,17.20-26
La pagina centrale di questa domenica è la parabola delle Beatitudini: essa consente di contemplare l’incarnazione: infatti è Gesù l’uomo delle Beatidutini, l’icona dell’uomo riuscito, santo, vero, autentico e crocifisso. Dice Luca nel suo Vangelo "Beati voi, poveri, perchè vostro è il Regno di Dio!" ( dei poveri......possiedono un regno, già da ora!!! Confidano in Dio, sono liberi, sono fratelli, sono pieni di speranza... forse non sono così poveri!) "Guai a voi ricchi, perchè avete già la vostra consolazione"(questi "ricchi" sono pieni sè, hanno messo su un trono il proprio IO, e si gonfiano se ottengono di soddisfare ogni desiderio da cui si sentono ossessionati. Spesso sono persone che hanno dentro un vuoto di senso che non sanno colmare.) Il profeta Geremia è ancora più drastico: "Maledetto l’uomo che confida nell’uomo.... Egli sarà come un tamerisco nella steppa. Benedetto l’uomo che confida nel Signore... Egli è come un albero piantato lungo l’acqua." Chi confida nell’uomo, anzichè nel Signore, avrà molte delusioni. Dio invece non tradisce mai e porta a compimento le sue promesse. A coloro- preti, religiosi, laici-che si spendono per la vigna del Signore fra incomprensioni, delusioni e a volte persecuzioni, giunge la tenera carezza consolatrice del Padre.
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Lettura per Domenica 22/02/2004
Rito romano 1Sam.26,2.7-9.12-13.22-23 1Cor.15,45-49 Lc.6,27-38 Rito ambrosiano 1Sam.26,2.7-9.12-13.22-23 1Cor.15,45-49 Lc.6,27-38
Le letture di oggi ci dicono che "giudicare senza pietà, con veleno" è una colpa grave agli occhi di Dio. Non si tratta di eliminare il giudizio obbiettivo, la valutazione oggettiva di un difetto. Giudicare è un’azione neutrale che può colorarsi di odio oppure di amore. Facciamo l’esempio di un genitore che vede il proprio figlio sbagliare: il genitore soffre per quel difetto e ha il desiderio di aiutare il figlio a correggersi. Se i nostri giudizi saranno intrisi di amore, non saranno peccati, ma atti di carità.Ma se nei nostri giudizi c’è veleno, e vogliamo sostituirci a Dio che solo conosce i segreti di ogni cuore, l’intenzione e lo scopo di ogni azione, conosce di ogni suo figlio i condizionamenti cui è soggetto, a causa del temperamento, dell’educazione ricevuta, dei complessi e delle paure che si porta dentro, allora siamo come quei giudici spietati che condannano a morte senza appello. La differenza abissale che corre tra noi e Dio, è che Dio vuole salvare i suoi figli e non si stanca di tentare fino a che essi vivono nel tempo. Noi, che portiamo insieme l’immagine dell’uomo animale e quella dell’uomo spirituale, non sempre riusciamo a donare amore, misericordia, perdono, amicizia, fiducia, beni materiali, dedizione, operosità, senza aspettarci in fondo in fondo almeno una piccola restituzione, un contraccambio di ciò che doniamo. E, al contrario di Dio, se questo non avviene, perdiamo la pazienza. Ogni volta che ci viene la tentazione di vendicarci, preghiamo per coloro che ci fanno soffrire e chiediamo al nostro unico Padre PIETA’ per noi e per chi ci offende.
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Lettura per Domenica 29/02/2004
Rito romano ( 1 di quaresima) Deut.26,4-10 Rm, 10,8-13 Lc.4,1-13 Rito ambrosiano Is.58,4-10; 2Cor.5,18-21; 6,1-2; Mt.4,1-11
Al centro delle letture il tema della "tentazione". Cominciamo con ribadire che tentazione non è uguale a peccato. Inoltre, la tentazione è realmente tale, quando è attrattiva esercitata su di noi da ciò che percepiamo come male, allo stesso modo del giovane che conosce che la droga porta all’autodistruzione, ma sente il desiderio di provare. Gesù, vero uomo e vero Dio, ha voluto "essere provato in tutto, come noi, eccetto il peccato" Ebrei 4,15. Per questi motivi: - per darci un esempio di come si deve lottare - per meritarci la grazia mezzo potente per vincere le tentazioni. Egli poteva, utilizzando le sue prerogative divine, scegliere di imporsi agli uomini con potenza e miracoli. Ha rifiutato questa via e ha scelto la croce perchè il Padre celeste voleva questo: solo la morte e risurrezione di Cristo porterà agli uomini quegli aiuti soprannaturali dello Spirito Santo definiti con la parola grazia, che li renderà vincitori sul male. "Liberaci dal male..." Gesù ci ha insegnato qual è l’arma migliore contro la tentazione: la Parola di Dio. Infatti Gesù replica al tentatore sempre citando la Parola di Dio "Sta scritto...." Consiste per noi nel ripetere mentalmente e continuamente la stessa frase della Sacra Scrittura, contraria alla tentazione che ci assale in quel determinato momento o periodo. Inoltre il digiuno: oggi potrebbe essere quello di talune immagini che sappiamo essere per noi deleterie. E ancora: i progressi della scienza e della tecnica possono indurci a ritenere che "possiamo" fare ogni tipo di esperienza o di esperimento. Ma nell’ottica dell’etica cristiana è necessario riflettere che potere fare una certa cosa, non è come dire che sia lecito farla.
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Lettura per Domenica 07/03/2004
Rito Ambrosiano Dt 5,1-2.6-21; Sal 18; Rm 13,7-14; Gv 4,5-42 Rito Romano Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36
II Domenica di Quaresima
La trasfigurazione di Gesù è anticipo anche per noi della gloria della risurrezione. La bellezza del corpo di Gesù sul Tabor, veniva dal di dentro per la gioia perfetta del suo Spirito, nella comunione con il Padre: questa bellezza e questa gioia aveva il suo mezzo di espressione nel corpo trasfigurato. Possiamo sperimentarla anche noi, seppure imitatamente, quando contempliamo il Signore nella preghiera e nell’adorazione. Le letture di questa domenica di Quaresima, nel cammino verso la Pasqua, invitano a ritagliarci qualche angolo di montagna su cui pregare, in silenzio, senza pronunciare formule già preparate, aprendo la Bibbia, lasciando che la S. Trinità venga a noi nell’intimità delle stanze del nostro cuore per farsi conoscere e parlarci delle cose ineffabili di Dio e del nostro destino eterno. Potremo allora come il Salmista dire anche noi "Sono certo di contemplare il Signore nella terra dei viventi".
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Lettura per Domenica 14/03/2004
Rito Ambrosiano Es 34,4-10; Sal 105; Gal 3,6-14; Gv 8,31-59 Rito Romano Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
III Domenica di Quaresima
A Mosè Dio si rivela con questa espressione "Io sono colui che sono". Un Dio che esiste, che ci osserva, ode le nostre preghiere, ci conosce nell’intimo, interviene, scende realmente di persona per aiutare i suoi figli. Dunque la Pasqua ha origine in cielo, nasce dalla com-passione di Dio. Egli si fa uno di noi, simile a noi nel patire, la sua passione è condivisione reale con le nostre sofferenze. Con questa azione Egli compie quanto necessario alla nostra salvezza, ma ci lascia l’opzione se accettare questo dono o meno. Dobbiamo decidere se cominciare il nostro esodo, cioè la nostra conversione, per passare da un modo di vivere ad un altro, più conforme ai figli di Dio. Sappiamo che il percorso è difficile, pieno di insidie, che dovremo imparare a staccarci da ciò che ci impedisce il percorso e il volo; e non basta, dovremo imparare anche a dare buoni frutti, se non vogliamo finire come il fico sterile. Per fortuna, abbiamo un Padre estremamente paziente, che sa aspettare, che dà a tutti la possibilità di cambiare. Senza pretendere di saltare le tappe, proviamo a cominciare questo esodo, approfittiamo del supplemento di amore che ci viene messo a disposizione, Dio non ci abbandona, cammina con noi...
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Lettura per Domenica 21/03/2004
Rito Ambrosiano Es 34,28-35; Sal 35; 2Cor 3,7-13.17-18; Gv 9,1-41 Rito Romano Gs 5,9a.10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32
IV Domenica di Quaresima
Noi crediamo che Dio, nostro Padre, è misericordioso, supera la rigida giustizia, non conosce la vendetta. Eppure molti cristiani che hanno avuto nel confessionale l’esperienza di un sacerdote intransigente, severo, dimentico di fungere da ambasciatore di Dio, hanno perduto questa fiducia in un Padre buono e hanno deciso di rifiutare il dono offerto dal Sacramento della Riconciliazione. Eppure Gesù rimproverò duramente i cultori della Legge del suo tempo "Andate e imparate cosa signfichi: misericordia io voglio e non sacrificio......"(Mt.9,13) La Parabola del figliol prodigo ad un certo punto, raccontando la storia del figlio dissoluto, dice che il giovane "rientrò in se stesso". E’ un momento magico quello di chi riesce a mettersi a nudo di fronte alla propria coscienza: da questo momento potranno accadere cose straordinarie, impensabili prima. Il perdono di Dio è già arrivato e con esso la sua Grazia, per mezzo della quale chi si riconosce peccatore potrà decidere di tornare al Padre e ai Sacramenti della Chiesa. Oppure, la stessa Grazia di Dio lo spingerà, per gratitudine nella consapevolezza acquisita dei doni ricevuti e non meritati, di compiere tali e tante opere di carità da far arrossire quanti, come bambini, vanno spesso a chiedere perdono senza troppa convinzione e mai decidono di cambiare vita. La Parabola del figliol prodigo ci parla di un Padre pieno di amore, che somiglia molto anche a una madre perchè consuma i suoi occhi a scrutare l’orizzonte nella speranza di vedere tornare il figlio. Ci parla di un padre accogliente che dimentica il dolore per la passata mancanza di gratitudine del figlio che con aridità di cuore e avidità ha preteso "la sua parte di eredità", il denaro, dimenticando l’affetto, la dedizione, i sacrifici che fa ogni padre per crescere i figli. Evita di dubitare della sua sincerità, lo accoglie senza riserve, lo riabilita nella sua condizione precedente. Non lo sottomette neanche ad una penitenza. E’ veramente un amore che sconvolge gli schemi e le attese umane! Oh, se tutti i sacerdoti avessero questo cuore, a buon diritto potrebbero esprimersi come San Paolo: "E’ come se Dio esortasse per mezzo nostro: lasciatevi riconciliare con Dio!"
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Lettura per Domenica 28/03/2004
Rito Ambrosiano Es 14,21-30a; Sal Es 15,1-2.9-10.12-13; Ef 2,4-10; Gv 11,1-45 Rito Romano Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
V Domenica di Quaresima
Nel Vangelo di oggi ascoltiamo le parole dolcissime di Gesù pronunciate verso la donna adultera: "Io non ti condanno: va’ e non peccare più." Questa è la penitenza: non peccare più. E’ chiaro: l’adulterio è peccato, le parole di Gesù non sono una giustificazione.. Tuttavia non c’è solo la legge di condanna, c’è la grazia; non c’è solo la giustizia, c’è la misericordia. "Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (cfr.Ezechiele 33,11) Dunque la pena è sospesa e la colpa cancellata. Perchè il solo Santo, il solo Giusto, l’unico possibile giudice, ci dice "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Con queste parole, Gesù solleva il coperchio della coscienza di ognuno, ribalta la logica consueta di giudici e giudicati. Gesù non giudica, accoglie con misericordia. Per questo Gesù è un modello straordinario per noi, per come dobbiamo comportarci verso i fratelli, anche se ci colpiscono, ci offendono, ci umiliano, ci maltrattano. Non scandalizzarci, non vendicarci con la maldicenza, lasciar perdere anche la nostra difesa, e pregare molto per chi non ci ama e non ci capisce. Con la fede che quella pace che sembra impossibile agli uomini è possibile a Dio.
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Lettura per Domenica 04/04/2004
Rito romano Is.50,4-7 Fil.2,6-11 lc.22,14-23,56 Rito ambrosiano Is.53,1-12; Sal. 142; 1 Pt 2,21b-25; Gv 11,55-57; 12,1-11
Il racconto della Passione non è un copione conosciuto a memoria. Per riuscire a penetrare un po’ di questo mistero, è necessario che non lo pensiamo come un fatto accaduto di cui conosciamo la fine. Ma occorre farci contemporanei di Cristo, riconoscerci per la nostra parte colpevoli di quel dolore e di quella morte. In questo tempo liturgico che apre la settimana santa, comincia la grande umiliazione di Gesù che, avendo voluto diventare simile agli uomini, ha poi liberamente assunto ed espiato tutto il male e le brutture del mondo. Al tempo stesso, ogni donna dovrebbe farsi contemporanea di Maria, la donna che riflette il dolore del Figlio, ma spera contro ogni speranza. Speriamo anche noi, nel nome della Madre e di tutte le madri delle vittime, che il loro dolore alla fine prevalga sull’odio razziale, il fanatismo religioso e la violenza di ogni genere.
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Lettura per Giovedì 08/04/2004
GIOVEDI’ - ultima cena del Signore. E’ una delle ultime occasioni per lasciare un messaggio ai discepoli presenti e futuri. E non spreca parole, ma agisce. Crea un modo nuovo, con la Comunione, per essere ancora e sempre "il Dio con noi". Poi compie un’azione umile, da servo: si china a lavare i piedi ai commensali. Chi vuol essere grande, deve farsi umile servo di tutti. In un mondo basato da sempre sull’egoismo, il protagonismo, la ricerca di sè, Egli dà il comandamento che fa nuovo il nostro cuore "Amatevi l’un l’altro, come io vi ho amati"
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Lettura per Venerdì 09/04/2004
VENERDI’- il giorno del suo "terrore solitario" Egli è in preda a un’angoscia mortale e prega più intensamente. E’ innocente ma ha deciso di pagare per tutti, con il cuore trafitto per il dolore morale e le carni squarciate, i nervi scoperti, consumato dal dolore fisico...pur essendo di natura divina. Guardiamo il crocifisso e impariamo quali sono le conseguenze dei nostri peccati. Ma le sue mani, sulla croce, continuano ad essere tese, per abbracciarci. La sua immensa misericordia "Padre perdona loro, perchè non sanno quello che fanno!" ci educhi a promuovere la riconciliazione e la pace.
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Lettura per Sabato 10/04/2004
SABATO - Quante persone, quanti popoli vivono nell’attesa del sabato santo, senza saperlo! Siamo nel buio eppure dobbiamo restare svegli, vigili, nell’attesa del giorno atteso e desiderato. La liturgia della "grande veglia" ci aiuta a intuire il significato profondo dell’itinerario pasquale. Il simbolo della luce ci apre alla Parola che si fa rivelazione e comunicazione di Dio. Il rito battesimale ci ricorda che siamo morti con Cristo e con Cristo risorgeremo. Ri-creati dall’acqua e dallo Spirito Santo possiamo entrare a far parte dei discepoli per portare la lieta notizia a chi ancora non la conosce.
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Lettura per Domenica 11/04/2004
DOMENICA DI PASQUA
Rito romano Atti 10,34.37-43; Col.3,1-4 Gv.20,1-9 Rito ambrosiano Atti 1,1-8; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
La festa di Pasqua è il giorno del Signore Risorto, è il cuore del mistero cristiano. La croce, trono su cui Dio, entrando dentro la storia umana, ha voluto per breve tempo porre provvisoriamente la sua vita, è diventata il simbolo della non-violenza, del sacrificio d’amore impotente che arriva ad assumersi il destino degli altri. I testi biblici guidano a comprendere la vita nella luce del Cristo risorto:"cercate le cose di lassù". Via! la sfrenata cupidigia di ricchezza e di potere, via! gli idoli sul cui altare si sacrifica la carità e la giustizia. Noi cristiani non possiamo essere spettatori neutrali e distratti di fronte alla risurrezione, ma dobbiamo entrare attivamente dentro questo mistero, dobbiamo saper perdere la coriacea figura interiore dell’"uomo vecchio" per testimoniare "l’uomo nuovo" e impostare la vita in un possibile modo nuovo. Cristo, risorto dal Padre, ha impresso il suo sigillo nella creazione, nella storia, nell’uomo presente e futuro, dando una risposta di senso alla nostra vita. Le cose vecchie sono passate, stiamo vivendo nel tempo di Dio e lo Spirito di Dio che abita in noi e che ha risuscitato Gesù dai morti "risusciterà anche i nostri corpi mortali" (Rm. 8,11). Chi ha vissuto l’esperienza del dolore (prima o poi tutti noi) conosce i frutti meravigliosi che ne sono seguiti: più amore e più unità tra le persone, più verità su noi stessi, più capacità di comprendere gli altri che soffrono. Dio fa servire al nostro bene anche le avversità, come per Cristo crocifisso e risorto. Infatti questa è la volontà di Dio:la nostra santificazione per la vita eterna. Perciò perseveriamo nel bene, non trascuriamo la fede nella salvezza eterna, certi che Dio stesso porterà a compimento ciò ha iniziato in noi. Un Padre non dimentica i suoi figli....
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Lettura per Domenica 18/04/2004
Rito Romano Atti 5,12-16 Ap. 1,9-11a. 12.13.17-19 Gv. 20,19-31 Rito Ambrosiano At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20.19-31
C’è uno spunto nella seconda lettura dell’Apocalisse, sul quale vale la pena di riflettere. "Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre E ho potere sopra la morte e sopra gli inferi."
Nel simbolo degli Apostoli, si dice di Gesù "discese agli inferi" questa è una espressione simbolica: gli inferi non sono un luogo, ma uno stato. Per farci capire pensate a uno schiavo della droga, oppure a un matrimonio che si sfalda, o a un ammalato in fase terminale, o anche a un ammalato psichico. Sono tutti esempi di uno "stato di inferno".
Dunque l’articolo del Credo mette in evidenza il significato spirituale e gli effetti della Risurrezione di Gesù: nessuna zona del reale o epoca della storia antica, presente, futura, resta esclusa dai benefici della Sua Pasqua. L’uomo di fede deve saper pregare e gridare per ricevere dal Risorto il dono della speranza, perché si può sempre ricominciare, si può trovare la forza di vivere e anche di morire, affrancati da Cristo da ogni timore.
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Lettura per Domenica 25/04/2004
Rito Romano Atti 5,27b-32.40b-41 Ap. 5,11-14 Gv. 21,1-19 Rito Ambrosiano At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19
Il cristianesimo NON E’ un insieme di dottrine e di pratiche; è qualcosa di molto più intimo e profondo.E’ un rapporto di amore con la persona di Gesù. La domanda posta a Pietro: "Mi ami tu?" è rivolta a ciascuno di noi che si riconosce discepolo. Un amore che si deve esprimere nel fare del bene al prossimo.
Un secondo aspetto su cui meditare , la manifestazione di Gesù Risorto sul Mare di Tiberiade. Un Gesù che mangia con i suoi del pane e del pesce, fa conoscere che la sua è risurrezione con un vero corpo.
La pesca miracolosa, avviene se si ubbidisce al Signore. Quante volte anche noi abbiamo gettato invano la rete da una certa parte della barca e non abbiamo veduto alcuna pesca. Ma Gesù dice anche a noi "Getta la rete dall’altra parte" cerca altrove, cerca in un altro modo, abbi fiducia in me.
Infine, dopo averlo perdonato, il mandato di Gesù a Pietro "Pasci i MIEI agnelli" Come? Quale servo per amore di tutti gli uomini, disposto ad offrire la propria vita per essi. Giovanni Paolo II, in occasione del suo 50° di sacerdozio, non ancora Papa, nel suo libro "Dono e mistero" si esprime così: "Sei tu, Pietro.Vuoi essere qui il Pavimento su cui camminano gli altri... per giungere là dove guidi i loro passi- come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge?"
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Lettura per Sabato 01/05/2004
Devozionalmente, il mese di maggio è dedicato alla Madonna. La imploriamo insieme per la pace nel mondo.
Maria, implora per noi il Figlio tuo diletto, perchè ci doni in abbondanza lo Spirito Santo lo Spirito di verità che è sorgente di vita. Accoglilo per noi e per noi, come nella prima comunità di Gerusalemme, stretta intorno a te nel giorno di Pentecoste. Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all'amore, induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione e a una ferma volontà di pace. (Giovanni Paolo II)
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Lettura per Domenica 02/05/2004
Rito Romano At.13,14.43-52 Ap.7,9.14b-17 Gv.10,27-30 Rito Ambrosiano At.13,14.43-52 Sal.99 Ap.7,9.14b-17 Gv.10,27-30
Gesù è il nostro pastore. La Pasqua è stato il momento in cui Cristo ha dimostrato di essere il buon pastore che dà la vita per le sue pecore. Per noi, piccolo greggeche Egli guida. Ci conosce nella nostra più intima essenza e ci ama uno ad uno con amore personale.E noi ri-conosciamo la sua voce unica che scalda il cuore. Siamo stupiti dal fatto che Dio riveli la sua attenzione, il suo amore per noi, esseri finiti, immeritevoli. Grati per questo amore, nasce spontanea in noi la domanda "Che vuoi che io faccia?"
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Lettura per Domenica 09/05/2004
Rito romano At.14,20b-26 Ap.21,1-5° Gv.13,31-33°.34-35 Rito ambrosiano At.14,21-27 Sal.144 Ap.21,1-5 Gv.13,31-33.34-35
"Vi dò un comandamento nuovo..." Anche il comandamento antico chiedeva di amare il prossimo come noi stessi, tuttavia mentre la Legge lo imponeva, non dava la forza per farlo. Dunque il comandamento è nuovo secondo lo Spirito: la grazia di Cristo, dà la forza di metterlo in pratica. Inoltre Gesù domanda ai discepoli qualcosa di più che amare gli altri come noi stessi. Egli domanda di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi, cioè fino a dare la vita. Noi ci sentiamo inadeguati, incapaci. Anche una santa come Madre Teresa diceva che senza il contatto quotidiano con l'Eucarestia, non avrebbe avutola forza di fare ogni giorno quello che faceva. Se non riusciamo a partecipare alla Messa ogni giorno, crediamo almeno nella forza della preghieraaffinchè lo Spirito di Dio ci sostenga nelle nostra fragilità.
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Lettura per Domenica 16/05/2004
Rito romano At.15,1-2.22-29 Ap.21,10-14.22-23 Gv.14,23-29 Rito ambrosiano At.15,1-2.22-29 Sal.66 Ap.21.10-14.22-23 Gv.14,23-29
"Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi."
Egli parla della pace interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. E’ la pace fondamentale, senza la quale non esiste la pace universale. Dio è pace e la pace del cuore che tutti desideriamo si può ottenere solo se il nostro cuore inquieto riposa in Dio. (rif. Sant’Agostino)
Questa pace, che afferma S. Paolo "sorpassa ogni intelligenza", è dono, è grazia e non dipende dalle situazioni esterne più o meno favorevoli. Rimedio alla nostra inquietudine è la fiducia in Dio e l’osservanza della sua Parola...
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Lettura per Domenica 23/05/2004
Rito romano At.1,1-11 Ef.1,17-23 Lc. 24,46-53 Rito ambrosiano At.1,1-11 Sal.46 Ef.1,17-23 Eb.9,24-28;10,19-23 Lc. 24,46-53
ASCENSIONE
L’Ascensione del Signore chiude "il tempo di Gesù" e inaugura "il tempo della Chiesa". Il fatto viene descritto nel Vangelo di Luca, e ci dice che Gesù non partì ma scomparve ai loro occhi. Passò ad una dimensione di presenza nascosta, spiritualizzata, ma stabilita per sempre dentro di noi in modo più intimo, nuovo e più forte, assicurando stabilmente per tutti gli uomini di tutti i tempi, la comunicazione tra cielo e terra. Ora Egli vuole rendersi visibile attraverso i suoi discepoli, suoi testimoni. Il testimone non è un maestro, è uno che parla con la vita! Ma Gesù sa bene che da soli non siamo capaci di rendere testimonianza. Abbiamo bisogno del Suo Santo Spirito, disceso sulla Chiesa primitiva il giorno di Pentecoste e da noi ricevuto con il Battesimo, la Confermazione, ogni Sacramento e la preghiera.
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Lettura per Domenica 30/05/2004
Rito romano At.2,1-11 1Cor.12,3b-7.12-13 Gv.20,19-23 Rito ambrosiano At.2,1-11 Sal.103 1Cor.12,3b-7.12 Gv.20,19-23 Gv.14,15-16.23-26
PENTECOSTE
Con la Sua potenza creatrice, lo Spirito Santo viene a dare vita nuova a tutta la creazione. La sua sfera d’azione, che nella Chiesa si esprime per presenza, non è ristretta solo ad essa. Per la sua potenza creatrice e trasformante, nessun tempo e nessun luogo è privo della sua benefica azione. Chi ha fatto esperienza in se stesso dell’azione dello Spirito Santo, crede che Esso è all’opera nel mondo e lo fa progredire. Ma c’è ancora tanto caos intorno a noi: per questo non ci dobbiamo stancare di invocarlo. Specialmente ogni mattino, prima di iniziare la giornata, perchè infonda nei nostri cuori la volontà di amare, illumini le nostre menti, guidi la nostra coscienza, fortifichi le nostre membra, ci consoli nelle difficoltà, ci renda capaci e degni di testimoniare Cristo Risorto in ogni momento. Allora La Sua essenza si diffonderà tramite noi agli altri come soave profumo diamore e di pace.
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Lettura per Domenica 06/06/2004
rito romano Prov. 8,22-31 Rm. 5,1-5 Gv. 16,12-15 rito ambrosianoPr 8,22-31 Sal 8 Rm 5,1-5 Gv 16,12-15
Il mistero delle tre Persone divine, il Padre, il Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo, si intrecciano con le tre virtù teologali della fede, della speranza, della carità, in questa lettera di S. Paolo (Rm. 5,1) "Giustificati per la fede noi siamo in pace con Dio (Padre), per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo..... e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio....La speranza poi non delude, perchè l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato. "Precedentemente anche Gesù aveva introdotto il concetto dell’unicità di Cristo, dello Spirito e del Padre.(Gv. 16,15) Tale mistero è insondabile per l’uomo e può avvicinarvisi solo per grazia. Dio è superiore all’uomo: per poter comprendere razionalmente il mistero trinitario, la nostra mente dovrebbe essere più vasta di Dio. In Dio la pluralità è ricchezza, mentre per noi uomini la diversità diventa motivo di conflitto. (San Sergio "Contemplando la Santissima Trinità, vincere l’odiosa divisione di questo mondo.") L’unità di Dio somiglia all’unità della coppia umana perchè uno è stato creato a complemento dell’altro.Anche come popoli, razze, etnie, noi siamo chiamati a realizzare la sublime sintesi della unità nella diversità. "Siate una cosa sola, come noi siamo una cosa sola" (Rif. Gv.17,21)
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Lettura per Domenica 13/06/2004
Rito romano Gen.14,18-20 1Cor.11,23-26 Lc. 9,11b-17 Rito abrosiano Gen.14,18-20 Sal 109 1Cor.11,23-26 Lc. 9,11b-17
Le letture della liturgia di oggi ci propongono di contemplare un altro mistero della fede: quello dell’Eucaristia. Essa non è solo memoria di un evento decisivo per la nostra salvezza (siamo condotti come contemporanei di Cristo sotto la croce), ma è presenza reale di Cristo risorto, primizia di coloro che sono morti, e attesa del suo ritorno glorioso per una vita senza fine. Noi camminiamo lungo i sentieri della storia, nutrendoci di questo pane del cammino, quasi come potente iniezione di coraggio, di speranza, di amore, di vita soprannaturale, di comunione piena con Dio per essere come Cristo vita che si dona ai fratelli. Questa presenza Eucaristica di Cristo, è opera dello Spirito Santo, lo Spirito che Cristo promise ed emise morente sulla croce per lasciarlo in dono alla Chiesa. Senza di esso non sarebbero possibili nè i Sacramenti, nè l’unione con il Risorto che trasforma la nostra vita.
IN QUESTO GIORNO RICORRE LA FESTIVITA’ DI S. ANTONIO DI PADOVA
Preghiamo: Sant’Antonio, anico di Dio e amico dei poveri, voce di Dio e voce degli uomini, giovane capace di parlare ai giovani, uomo forte capace di resistere ai forti con la potenza disarmante del Vangelo! Oggi il mondo ha bisogno urgente del Vangelo: aiutaci ad essere infaticabili annunciatori di Gesù nelle strade spente della società del benessere; aiutaci a gridare il Vangelo con la vita facendoci veramente poveri per testimoniare la ricchezza che è Dio. Sant’Antonio, giovane innamorato di Dio, oggi i giovani sono defraudati nella speranza e ingannati con la seducente proposta di divertimenti che non saziano il cuore: aiutaci a riempirci di gioia per testimoniare la gioia vera che abita nel cuore di Cristo. Sant’Antonio, rendici uomini di silenzio per pronunciare parole piene di Dio! Sant’Antonio, strappaci dalla vita mediocre per camminare nella via della bontà, della santità, con umiltà, con purezza, con letizia evangelica e francescana. Amen
ANGELO COMASTRI Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto
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Lettura per Domenica 20/06/2004
Rito romano Zc 12,10-11 Gal. 3,26-29 Lc. 9,18-24 Rito ambrosiano Zc 12,10-11 Sal 62 Gal 3,26-29 Lc 9,18-24
Il Vangelo di questa domenica ci aiuta a dare una risposta alla domanda "Chi è Gesù?" Nella risposta dell’apostolo Pietro c’è l’affermazione dell’unicità assoluta di Gesù: "Il Cristo di Dio" cioè il consacrato, il Messia. Allora Gesù, per la prima volta, svela ai discepoli , pur incapaci di comprenderne il senso, il suo destino di abbassamento, svuotamento, umiliazione , sofferenze, dolori, morte. Ma infine, Egli annuncia, sarà un vincente, "risorto" per mezzo di una forza soprannaturale che gli viene dal Padre, forza che trasforma i nemici rendendoli buoni, non con la violenza, non togliendo loro la vita, ma col dono della propria vita per amore.. La croce è anche il destino che il credente è chiamato a condividere ogni giorno per riconoscere che la propria vita è grazia, perchè vissuta per Cristo, con Cristo e in Cristo, il quale rende più leggero il peso di contraddizioni e prove, sofferenze e dolori.che ciascuno deve portare. E’ un cammino che abilita alla testimonianza e che, nella vita del credente ubbidiente al Padre, lascia intravedere lo sconcertante irrompere gioioso della salvezza attraverso un sincero atteggiamento di umiltà, di mitezza, di amore, anche nel permanere del giogo dell’umana miseria.
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Lettura per Giovedì 24/06/2004
SOLENNITA’ S. GIOVANNI BATTISTA ( nascita ) Rito Romano Is 49,1-6 Sal 138 At 13,22-26 Lc 1,57-66.80 Rito Ambrosiano Is 49,1-6 Sal 138 At 13,22-26 Lc 1,57-66.80
Di solito la Chiesa festeggia il giorno della morte dei santi - la loro nascita al cielo - non della nascita alla terra. Fa eccezione Giovanni Battista perché egli fu santificato da Cristo già nel grembo materno. Basti ricordare il racconto evangelico della visitazione di Maria ad Elisabetta. (Lc.1,40-44) "Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:- A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo."- Giovanni è il nome che Dio ha scelto per il bambino e significa "dono di Dio" Riflettendo sul concepimento e la gravidanza e trasferendo l’evento ai casi di Maria ed Elisabetta, ci rendiamo conto che purtroppo oggi molti hanno una strana idea della persona umana: sembra sia possibile che il bambino non ancora venuto alla luce acquisisca dignità di persona soltanto dal momento in cui questa gli viene riconosciuta dalla autorità umane. Mentre noi, dalla Parola di Dio, sappiamo che Dio conosce ogni persona sin dal seno materno, che ogni uomo è voluto da Lui per un progetto d’amore terreno e per un futuro di vita senza fine. Tali obiettivi purtroppo non sempre si realizzano per motivi contingenti (DNA dei genitori), storici (socio-educativi) ambientali (malattie, eventi catastrofici, mancanza di nutrimento e cure sufficienti) e soprattutto per mancanza di fede non solo della persona stessa che deve scegliere se amare Dio, o dei genitori magari indifferenti al problema, ma della comunità umana nel suo insieme, quando prende decisioni dettate dall’egoismo e dalla sregolatezza.
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Lettura per Domenica 27/06/2004
Rito romano 1Re 19,16b. 19-21 Gal. 4,31 e 5,1.13-18 Lc. 9,51-62 Rito ambrosiano 1Re 19,16.19-21 Sal 15 Gal 4,31-5,1.13-18 Lc 9,51-62
Il Vangelo di oggi vuole insegnarci quali sono le condizioni per seguire Gesù. Gesù non vuole ingannare nessuno. Prima di decidere di seguirlo, occorre che ciascuno calcoli le conseguenze, perchè seguire Gesù deve essere una scelta di libertà ma anche di fedeltà.. Quando è Dio stesso che chiama, ogni altra persona deve passare in secondo ordine. La scelta di seguire Cristo non ammette rimpianti, ripensamenti, compromessi. Non si può relegare Dio e le esigenze del Regno che deve venire, in un angolino della nostra vita, anteponendogli praticamente tutto: lavoro, affari, sport, famiglia...San Paolo dice "siete stati chiamati a libertà...." "non lasciatevi imporre il giogo della schiavitù..." MA "camminate secondo lo Spirito..." Esiste infatti un livello di libertà, senza il quale tutte le libertà sancite dalla carta dei diritti umani, per quanto nobili e preziose, non rendono l’uomo pienamente libero: il motivo principale per cui non siamo liberi sta dentro di noi che non sappiamo amare abbastanza. Volere il bene:come fare?solo la grazia di Cristo che ci accompagna verso la salvezza piena, può liberarci dalle nostre profonde miserie, perchè ci dà la forza e la capacità di riuscirvi.
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Lettura per Martedì 29/06/2004
SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO
Rito romano Atti 12,1-11 2Tim.4,6-8 Mt.16,13-19 Rito ambrosiano At 12,1-11 Sal 33 2Tm 4,6-8.17-18 Mt 16,13-19
"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" Credo la comunione dei santi...affermiamo nella professione di Fede, il Credo. In verità purtroppo, l’unica Chiesa di Cristo è lacerata a causa delle scelte perverse degli uomini. L’attuale "Pietro" il Santo Padre Giovanni Paolo II, ha prospettato la possibilità di rivedere le forme concrete con cui è esercitato il primato del papa, in modo da rendere di nuovo possibile intorno ad esso la concordia di tutte le Chiese; su questo punto si sta sviluppando già una feconda discussione nelle diverse Chiese nella direzione di incrementare la collegialità voluta dal Concilio Vaticano II. E’ necessario camminare con umiltà e coraggio su questa strada della conversione e della riconciliazione reciproche, come ha iniziato a fare il Papa chiedendo perdono sia alle Chiese sorelle, che agli scienziati, e ad altre categorie che in passato hanno ricevuto torti dalla Chiesa cattolica e dal suo capo. Questo fondamento, questa pietra, questa roccia è più che mai una realtà necessaria, poiché autorità e ministero conferiti da Cristo stesso che non può mentire.. Gesù si esprime in merito alla Chiesa una e non alle varie Chiese, dicendola come "sua", come una sposa, come il suo corpo spirituale, dalla quale ogni cristiano viene generato nel Battesimo e nutrito con i Sacramenti e la Parola.. Non dimentichiamo il sangue dei martiri che l’hanno fecondata e fatta crescere. In questa solennità dei Santi Pietro e Paolo, facciamo memoria del loro zelo apostolico e del loro martirio, pur di salvare ad ogni costo qualcuno, sia tra i giudei che tra i pagani. Apriamo il nostro cuore pieno di fede, speranza, carità verso tutti gli uomini avvolgendoli in un unico abbraccio ideale e fraterno.
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Lettura per Domenica 04/07/2004
Rito Romano Is. 66,10-14c Gal 6,14-18 lc 10,1-12.17-20 Rito Ambrosiano Is. 66,10-14 sal 65 Gal 6,14-18 Lc 10,1-12.17-20
LA GIOIA pervade la Parola di questa domenica. Il Figlio di Dio continua a rivolgerci un annuncio di gioia e se crediamo in Lui la nostra gioia diventa incontenibile, contagiosa, perché sappiamo che "il nostro nome è scritto nei Cieli". E siamo pure consapevoli che non noi, ma Dio, è l’artefice della storia del mondo e di ogni nostra storia personale. Se siamo discepoli del Signore, potrà capitare che Egli ci chiami ad evangelizzare, poiché non sono solo gli apostoli e i loro successori ad essere chiamati per questo. Egli chiama anche giovani, persone sposate, senza esigere la stessa radicalità che esige dagli apostoli, pur nello stesso spirito di povertà, mitezza, preghiera. Egli sta alla porta di ciascuno di noi e bussa. Potessimo diventare capaci di dirgli "Entra nella mia vita e fa ciò che vuoi!" L’incontro risolutivo con la persona di Gesù e il suo Vangelo, non è una serie di regole da rispettare, ma un contatto intimo con l’Amore vero. Secondo l’espressione paolina "afferrati da Cristo" sentiremo allora forte l’esigenza di evangelizzare in opere e parole spinti dallo stesso Amore che è dentro di noi e che ci fa considerare l’amore reciproco come il vertice di ogni esperienza umana. Nel contesto della missione dei laici la coppia ha un valore tutto particolare nella testimonianza, perché essa vive nel mondo e ne affronta le problematiche come tutti: è così che altri potranno constatare che è possibile applicare il Vangelo alla vita con una conseguente maggiore possibilità di convertirsi.
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Lettura per Domenica 11/07/2004
Rito romano Dt.30,10-14 Col.1,15-20 Lc.10,25-37 Rito ambrosiano Dt.30,10-14 Col.1,15-20 Lc.10,25-37
Chi è il mio prossimo? I parenti, i cattolici, i connazionali.... non basta: la categoria di prossimo è universale, ha per orizzonte ogni uomo per se stesso, non per qualcosa di aggiunto alla sua realtà. Per Gesù, prossimo è anche il nemico! Come dunque farsi prossimo qui e ora? Lo insegna Gesù con la Parabola del Buon Samaritano.Con l’andare incontro ad un altro e, per compassione, essere capaci talvolta per un certo tempo, di abbandonare anche i propri progetti. Chi domanda aiuto, spesso tacitamente, e te ne rendi conto perchè non sei passivo e indifferente, diventa la tua attuale maggiore preoccupazione ( a meno che questi non sia palesemente un impostore) Passata l’emergenza, non potendo nessuno occuparsi dei bisogni di tutti, deve cominciare il distacco e l’affido della persona che eventualmente non fosse in grado di provvedere a se stessa, ad un organismo specializzato. Ma vi sono situazioni macroscopiche di palese violazione dei diritti umani nel mondo: cosa fare di fronte a queste ingiustizie? Ad esempio lo sfruttamento delle donne e il conseguente dilagare dell’AIDS (particolarmente in Africa). E’ necessario utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per far conoscere queste orribili realtà, promuovere campagne di sensibilizzazione, cercare di far conoscere almeno i Dieci Comandamenti che non sono troppo alti per nessuno, fino a far penetrare il Vangelo nelle culture affinchè venga modificato uno stile di vita dove non ci si rende conto di trattare le persone da schiave. Dovremmo ringraziare mille e mille volte i missionari che per far questo arrivano a rischiare la loro vita! Senza andare troppo lontano, un altro caso evidente di sopraffazione, abituale nelle nostre città, è quello degli impuniti che per incoscienza, malizia, mancanza di rispetto dei diritti degli altri, con il loro modo inconsulto di guida dei veicoli, attentano alla vita del prossimo sulle strade. Anche noi cattolici benpensanti, dobbiamo convincerci che appartenere a un determinato gruppo sociale o religioso non giustifica la nostra arroganza nel ritenerci dei "salvati": è necessario vivere la "carità" nella concretezza delle situazioni, pur usando prudenza e intelligenza (per scoraggiare i "furbi"), ma anche tanta generosità, sullo stile di Gesù.
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Lettura per Domenica 18/07/2004
Rito Romano Gn.18,1-10° Col.1,24-28 Lc.10,38-42 Rito Ambrosiano Gn.18,1-10° Col.1,24-28 Lc.10,38-42
L’episodio evangelico di Marta e Maria è la sintesi di come si debba vivere per essere davvero discepoli di Gesù. Gesù indica a tutti noi che la cosa più importante prima di ogni giornata, prima di ogni scelta, prima di ogni azione, prima di ogni servizio a favore degli altri, è ascoltare la sua Parola. Essa è il sale che dà sapore alla vita e indica il senso ultimo delle nostre azioni e delle nostre scelte.Interpella, orienta, plasma la nostra esistenza. "Cercate anzitutto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù" (cfr. Mt.6,33) Il discepolo dovrebbe avere il cuore di Maria e le mani di Marta, con l’equilibrio della Madonna.: L’altro tema dominante delle letture di oggi, è l’ospitalità. Tutti noi siamo ospiti pellegrini e forestieri in questo mondo, in cammino verso il Signore. Gesù ci rammenta "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt. 25,35) Dunque accogliere con amore (non con supponenza e arroganza) l’ospite, il forestiero, significa accogliere Cristo stesso. Scegliere di essere accoglienti così, aiuta a superare gli abissi di incomprensione e di solitudine del nostro mondo attuale.E’ mostrare la tenerezza di Dio e il suo vero volto, con la nostra vita.
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Lettura per Domenica 25/07/2004
Rito romano Gen.18,20-21.23-32 Col.2,12-14 Lc.11,1-13 Rito ambrosiano Gen.18,20-21.23-32 Col.2,12-14 Lc.11,1-13
"Signore, insegnaci a pregare!" Dio è pieno di gioia quando una sua creatura lo chiama "Papà" Ma non esprimere questo grido fiducioso al Padre se ogni giorno non ti comporti da fratello di tutti gli uomini e da figlio che onora questo Padre fedele con le parole e le opere . Non dire Nostro se vivi soltanto nel tuo egoismo. Non dire Che sei nei cieli se pensi solo alle cose terrene. Non dire Venga il tuo Regno se non desideri che il messaggio del Vangelo giunga a tutti gli uomini. Non dire Sia fatta la tua volontà se non credi che il progetto di Dio su di te e sull’umanità, è un progetto d’amore e non l’accetti quando è doloroso. Non dire Dacci oggi il nostro pane quotidiano se ritieni di essere tu che provvedi al sostentamento della vita tua e degli altri, dimenticando che tutto è provvidenza divina e che l’uomo non può vivere di solo pane. Non dire Perdona i nostri debiti se non sei disposto a perdonare gli altri e non cominci a chiedere a Dio di renderti capace di perdonare (Desiderare sinceramente di perdonare, è avere già perdonato) Non dire Non ci indurre in tentazione se non sei disposto a permettere che Dio pieghi al bene la tua volontà volta al male. Non dire Liberaci dal male se non credi che il male più grande è il peccato e non sei disposto ad assumerti le tue responsabilità quando lo commetti, compresa la decisione di non commetterlo più.. Non dire Amen se non intendi prendere sul serio le Parole del PADRE NOSTRO la preghiera di Gesù, tuffo nel Vangelo, che come un’onda si propaga nei secoli.
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Lettura per Domenica 01/08/2004
Rito Romano Qq.1,2; 2,21-23 Col.3,1-5.9-11 Lc.12,13-21 Rito Ambrosiano Qq.1,2; 2,21-23 Col.3,1-5.9-11 Lc.12,13-21
"Insegnaci, Signore, a usare saggiamente i beni della terra, sempre orientati ai beni eterni"
Le letture di oggi ci suggeriscono una riflessione fondamentale per il credente: la cosa più importante della vita non è avere dei beni, ma fare del bene. Poiche il bene avuto resta quaggiù. Il bene fatto lo portiamo con noi, presso Dio. L’uomo non è che un soffio, i suoi giorni come ombra che passa. Questa esperienza di precarietà e di fugacità della nostra vita terrena, non deve però renderci nichilisti, nauseati di fronte alle cose. E’ bene che l’uomo lavori, migliori la sua e l’altrui vita, promuova la bellezza del creato, così vuole Dio, ma in sintesi i soldi si devono fare per vivere, non vivere per fare i soldi. Infatti Gesù raccomanda "Tenetevi lontani da ogni cupidigia"
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Lettura per Domenica 08/08/2004
Rito Romano Sap.3,6-9 Eb. 11,1-2.8-19 Lc.12,32-48 Rito Ambrosiano Sap.3,6-9 Eb. 11,1-2.8-19 Lc.12,32-48
Testimoni di speranza. Ecco il nostro compito di "chiamati" che, per fede, abbiamo deciso di lasciarci guidare da Dio. Egli ci guida con la Sua Parola, per mezzo della Sua Chiesa, per opera dello Spirito Santo che dal sacrario della nostra coscienza ci suggerisce come dobbiamo vivere dandoci la forza necessaria per essere perseveranti. "Beati noi" se quando il Signore ci chiamerà ad abbandonare questa vita, ci troverà desti, in grazia, memori del nostro destino eterno. E senza dilazionare fino a questa chiamata ultima, dobbiamo tenere presenti le chiamate che vengono da Dio in ogni momento dei nostri giorni. Ricordiamo una espressione tratta dall’Apocalisse 3,20 "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me." Teniamo presente però che Dio rispetta la nostra libertà, bussa e attende, ma non entra di prepotenza. Dobbiamo essere noi ad aprire quella porta e saper riconoscere la sua voce, anche se si presentasse in incognito.
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Lettura per Domenica 15/08/2004
Rito Romano Ap.11,19;12,1-6.10 1Cor. 15,20-26 Lc.1,39-56 Rito Ambrosiano Ap.11,19;12,1-6.10 1Cor. 15,20-26 Lc.1,39-56
Assunzione della B.V. Maria.
La Madonna, donna perfetta, è stata glorificata in corpo e anima al Cielo per i meriti di Gesù Cristo Suo Figlio. Come annuncia S.Paolo, "a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti" così ella è entrata nella gloria, con tutta la sua persona, come primizia della risurrezione futura che attende tutti noi. Lo ha meritato Maria ha accettato di farsi una con Dio, ha compiuto sempre la sua volontà sulla terra, si è fatta discepola ubbidiente del Figlio, ha partecipato alla grande sofferenza della croce del Figlio, ha interceduto per noi sulla terra e continua dal cielo. Maria non brilla di luce propria, ma della luce di Cristo che ha preso dimora in Lei. Se noi comprendiamo, la ammiriamo, l’amiamo, la imitiamo per la sua fede, la sua speranza, la sua carità perfette.E lodiamo e ringraziamo il Signore per averci dato una Madre così.
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Lettura per Domenica 22/08/2004
Rito Romano Is. 66,18-21 Eb. 12,5-7.11-13 Lc.13,22-30 Rito Ambrosiano Is. 66,18-21 Eb. 12,5-7.11-13 Lc.13,22-30
Cosa significa per il cristiano abbandonarsi totalmente a Dio? "Passare per la porta stretta" Ossia, non basta essere battezzati, appartenere alla Chiesa, partecipare ai Sacramenti, è necessaria una coerente condotta di vita rispetto alle esigenze del Regno. Con timore e tremore,viviamo per Cristo, con Cristo e in Cristo, anche nella sofferenza, per attendere alla nostra salvezza: è una questione di vita eterna o di morte eterna.
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Lettura per Sabato 28/08/2004
Rito Romano Sir. 3,17-18.20.28-29 Eb.12,18-19.22-24° Lc.14,1.7-14 Rito Ambrosiano Sir.3,19-21.30-31 Eb.12,18-19.22-24 Lc.14,1-7-14
"Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato." Gesù dà l’esempio di ciò che significa umiltà. "......se dunque io, Signore e Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi......"(cfr. Gv. 13,12-14) Dunque l’uomo deve smettere di rivolgere la sua attenzione sempre e solo a se stesso, ma interessarsi un po’ di più del prossimo. E fare attenzione a non diventare orgoglioso della propria umiltà. Non c’è peccato peggiore dell’orgoglio, che fa sentire superiori a tutti gli altri. In simile atteggiamento cadono a volte persone che appartengono a movimenti ecclesiali e per questo, si sentono migliori di quelli che non vi appartengono. Vedi anche alcuni Siti Internet........
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Lettura per Domenica 05/09/2004
Rito romano Sap.9-13-18b Fm.9b.10.12-17 Lc.14,25-33 Rito ambrosiano Sap.9-13-18b Fm.9b.10.12-17 Lc.14,25-33
"Donaci, Dio, la sapienza del cuore"
Il Vangelo di questa Domenica, a primo acchito, sembra molto esigente, duro, apparentemente contraddittorio, rispetto ad altri detti di Gesù: In realtà non va interpretato alla lettera. In questo caso è necessario tener conto che la traduzione del testo dalla lingua ebraica, che non possiede il comparativo di maggioranza o di minoranza, deve essere compreso nel contesto in questo modo: "Se uno viene a me, senza preferirmi al padre, alla madre...." Ne discende che le condizioni per farsi discepoli di Gesù sono queste: - Dio va messo al primo posto; l’amore per Lui deve essere qualitativamente diverso, superiore rispetto ad altri affetti, anche se questo comporterà molte incomprensioni - Seguire Gesù non ammette tentennamenti, neanche di fronte a "croci" che dovremmo essere capaci di portare volentieri perchè Gesù stesso ne rivela il senso di redenzione per sè e per gli altri - Ogni tipo di "attaccamento" rende il cuore diviso e questo è un inciampo per chi sceglie di seguire il Signore: è necessario avere il coraggio di liberarsi da questi lacci che ci inchiodano alla terra. Dunque è opportuno che la persona che decide di seguire Gesù, ci pensi bene, confidando tuttavia nella "grazia di stato" di sacramenti come l’Ordine e il Matrimonio, per mezzo della quale le persone saranno sorrette e guidate dall’amore di Cristo nella crescita spirituale; infatti l’amore per Gesù non esclude gli altri amori, anche se dà loro un ordine sapienziale. E’ la prima lettura che ci parla della Sapienza quale dono dello Spirito di Dio. Le cose di Dio si rendono manifeste all’uomo solo quando questi riconosce i suoi limiti e domanda a Dio la sapienza del cuore. Per mezzo di essa egli può conoscere non solo il senso della propria vita e il progetto d’amore di Dio su di sè, ma anche realtà trascendenti che solo Dio rivela a chi vuole.
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Lettura per Domenica 12/09/2004
Rito Romano Es. 32,7-11.13-14 1Tm.1,12-17 Lc. 15,1-32 Rito Ambrosiano Es. 32,7-11.13-14 1Tm.1,12-17 Lc. 15,1-32
Dio insegna che non vuole la vendetta, ma la misericordia e il perdono. Gli uomini, in genere, sono sempre pronti a giudicare chi sbaglia e a volere, in questo giudizio, sostituirsi a Dio. A volte diamo degli integralisti a fedeli di altre religioni, e non ci rendiamo conto che anche noi siamo identici quando ci sentiamo talmente a posto da accampare dei diritti sia presso Dio che presso il prossimo. Gesù ha voluto correggere i suoi ascoltatori, la folla, i discepoli, i farisei e corregge anche noi, comunità cristiana, quando desideriamo la vendetta, godiamo del male accaduto a qualcuno che ci ha fatto del male, pretendiamo di essere spiritualmente superiori rispetto ad altri cristiani, non accettiamo il convertito dell’"ultima ora" che secondo noi ne ha combinate tante e avrebbe dovuto pentirsi prima. Ma Dio, fortunatamente, non è così. Dio è misericordioso. Non vuole realizzare i suoi progetti di santificazione senza il nostro consenso, ma non appena il cuore di uno dei suoi amatissimi figli si coverte, Egli è pieno di gioia e chiede anche a noi "Rallegratevi con me!Vi sarà un altro santo in Paradiso!"
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Lettura per Domenica 19/09/2004
Rito Romano Am.8,4-7 1Tm.2,1-8 Lc.16,1-13 Rito Ambrosiano Am.8,4-7 1Tm.2,1-8 Lc.16,1-13
Gesù invita ad amministrare bene le ricchezze terrene Lo scopo? E’ un banco di prova. Chi non sa gestire responsabilmente i "beni minori", tanto meno saprà gestire il bene assoluto della vita eterna che Dio ci affida. I "beni minori" devono essere utilizzati dai cristiani per perseguire il Regno di Dio, per restituire ai poveri qualcosa cui altri hanno rubato, per produrre opere che migliorano le condizioni di vita, sia materiali che spirituali, delle persone più deboli e indifese. "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce" Senza andare troppo lontano, viene in mente don Verzè, che sta costruendo ospedali all’avanguardia, e così capienti, da offrire l’occasione a moltissimi ammalati di potersi curare. E vicino agli ospedali l’albergo, dove i parenti degli ammalati che vengono da lontano possono stare vicini ai loro cari per assisterli. Si parla a volte a sproposito di quest’uomo che traffica, compra e vende, trova benefattori e finanziatori. Evviva le persone che non dormono, che non si affidano al caso, che sono scaltre, pronte e decise, quando queste loro qualità sono frutto di preghiera, di forza dello Spirito di Dio e di amore per l’umanità. Vivere in modo attivo, sfruttando al massimo le capacità che ci sono state donate, non nella ricerca dell’autoaffermazione , ma perchè l’amore di Dio ci spinge. Diceva la Beata Madre Teresa di Calcutta "Noi e altri compiamo lo stesso lavoro sociale, ma mentre alcuni lo fanno per qualcosa, noi lo facciamo per qualcuno"
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Lettura per Domenica 26/09/2004
Rito Romano Am.6,1a.4-7 1Tm.6,11-16 Lc.16,19-31 Rito Ambrosiano Am.6,1a.4-7 1Tm.6,11-16 Lc.16,19-31
"Abramo rispose (al ricco Lazzaro che dopo la morte viveva tra i tormenti) - Se non ascoltano Mosè e i profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi." La tentazione di vedere un segno clamoroso per convertirsi e cambiare vita, è la stessa di molti di noi. Gesù invita invece a leggere, meditare, mettere in pratica la Sua Parola che educa alla generosità e alla condivisione, che insegna a dare priorità ai valori che contano. I "poveri" bussano alle nostre porte sia a livello locale, sia nazionale, che mondiale. Milioni di persone che non sanno arrivare, con il magro stipendio a pagare l’affitto, i medicinali, gli studi per i loro figli; anziani che non sanno come pagarsi le cure e i medicinali. Per esempio, le sfilate di moda al termine di ogni nostro telegiornale, sono un insulto alla legge morale che dovrebbe albergare in modo naturale nel nostro cuore, così come altre ostentazioni del "benessere" da parte di personaggi della politica, dello sport, dello spettacolo, della finanza, dell’industria e del commercio. Mostrare di possedere, per far credere di essere.Questo l’abito mentale che va per la maggiore. Dio, che è al di sopra dei poveri e dei ricchi e si preoccupa allo stesso modo della salvezza sia dei poveri, sia dei ricchi, domanda di liberarci non delle ricchezze, per mezzo delle quali si possono creare posti di lavoro e attività utili al bene comune, ma dall’egoismo sfrenato che rende impermeabili a ogni sentimento di solidarietà umana. Dal canto loro, i poveri che restano tali perchè non hanno voglia di lavorare, ricordino che la Parola di Dio mette a posto anche loro "Chi non vuol lavorare neppure mangi." (S.Paolo 2 Ts.3,6-18)
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Lettura per Domenica 03/10/2004
Rito romano Abacuc 1,2-3 2,2-4 2Timoteo 1,6-8.13-14 Luca 17,5-10 Rito ambrosiano 1,2-3 2,2-4 2Timoteo 1,6-8.13-14 Luca 17,5-10 "Signore, aumenta la nostra fede!" La fede è il tema dominante di questa domenica. Fede come fiducia, abbandono confidente di tutto l’essere a Dio. Il primo gradino della fede è credere che Egli esiste. Potrebbe essere sufficiente per qualsiasi uomo guardare il creato con gli occhi pieni di meraviglia, poichè il creato è un libro spalancato davanti agli occhi di tutti. Dice S.Paolo (Romani 1,20) "Dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute" Chi ragiona in modo superficiale, e conosce poca scienza, si allontana dalla verità di Dio. mentre spesso, chi conosce molta scienza, si avvicina a Lui. Pasteur, Beckerel, Galileo, Newton, Keplero, Einstein.....sono esempi di come l’uomo di scienza scopra "nelle leggi della natura una Mente così eccelsa, che di fronte ad essa ogni pensiero umano non è che un pallidissimo riflesso". Poi ci sono i santi, i mistici, che in virtù dello Spirito Santo ricevuto in dono, hanno avuto certezza dell’esistenza di Dio. Infine ci siamo noi e la nostra fede piccola e problematica. Abbiamo paura di non farcela a tradurre in pratica il Vangelo nelle vicende della nostra vita quotidiana. Assumere i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù, farci servi di tutti come Lui si è fatto servo per amore, oggi, tempo in cui non si parla che della difesa dei diritti delle persone, ci sembra pazzesco. Eppure, anche se la fede fosse solo ancora un seme, se lasceremo che si sviluppi, essa diventerà una realtà di molto superiore alla sua origine. "Se aveste fede quanto un granellino di senape...." Non ci resta che invocare lo Spirito Santo di Dio, perchè ci dia la capacità di conservare questo seme con animo retto, con la disponibilità a farlo crescere dentro di noi, perchè possiamo perseverare nella fedeltà, essere saggi, forti nell’amore, ma sempre coscienti che tutto ciò che siamo e che abbiamo viene da Dio.
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Lettura per Lunedì 04/10/2004
Rito romano Abacuc 1,2-3 2,2-4 2Timoteo 1,6-8.13-14 Luca 17,5-10 Rito ambrosiano 1,2-3 2,2-4 2Timoteo 1,6-8.13-14 Luca 17,5-10 San Francesco D'Assisi (Patrono d'Italia)
"Signore, aumenta la nostra fede!" La fede è il tema dominante di questa domenica. Fede come fiducia, abbandono confidente di tutto l’essere a Dio. Il primo gradino della fede è credere che Egli esiste. Potrebbe essere sufficiente per qualsiasi uomo guardare il creato con gli occhi pieni di meraviglia, poichè il creato è un libro spalancato davanti agli occhi di tutti. Dice S.Paolo (Romani 1,20) "Dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute" Chi ragiona in modo superficiale, e conosce poca scienza, si allontana dalla verità di Dio. mentre spesso, chi conosce molta scienza, si avvicina a Lui. Pasteur, Beckerel, Galileo, Newton, Keplero, Einstein.....sono esempi di come l’uomo di scienza scopra "nelle leggi della natura una Mente così eccelsa, che di fronte ad essa ogni pensiero umano non è che un pallidissimo riflesso" Poi ci sono i santi, i mistici, che in virtù dello Spirito Santo ricevuto in dono, hanno avuto certezza dell’esistenza di Dio. Infine ci siamo noi e la nostra fede piccola e problematica. Abbiamo paura di non farcela a tradurre in pratica il Vangelo nelle vicende della nostra vita quotidiana. Assumere i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù, farci servi di tutti come Lui si è fatto servo per amore, oggi, tempo in cui non si parla che della difesa dei diritti delle persone, ci sembra pazzesco. Eppure, anche se la fede fosse solo ancora un seme, se lasceremo che si sviluppi, essa diventerà una realtà di molto superiore alla sua origine. "Se aveste fede quanto un granellino di senape...." Non ci resta che invocare lo Spirito Santo di Dio, perchè ci dia la capacità di conservare questo seme con animo retto, con la disponibilità a farlo crescere dentro di noi, perchè possiamo perseverare nella fedeltà, essere saggi, forti nell’amore, ma sempre coscienti che tutto ciò che siamo e che abbiamo viene da Dio.
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Lettura per Domenica 10/10/2004
Rito Romano 2Re 5,14-17 2Timoteo 2,8-13 Luca 17,11-19 Rito Ambrosiano 2Re 5,14-17 2Timoteo 2,8-13 Luca 17,11-19
La salvezza del Signore è per tutti i popoli. Gesù, il Dio dei miracoli, dona salute e insieme salvezza. Il miracolo è incentivo e premio della fede. Pretendere il miracolo per credere è come voler insegnare a Dio cos’è la vera religiosità. E’ arroganza. La prerogativa di fare miracoli è uno dei carismi dati alla Chiesa (rif. 1Cor. 12,9-10) Tuttavia Dio non fa differenze, la potenza dello Spirito divino opera dovunque per produrre soprassalti di coscienza, suscitare stupore, gioia, gratitudine, speranza nel mondo futuro senza nè malattia nè morte. Bisogna saper riconoscere i miracoli: il più abituale, per esempio, la sussistenza della vita e dell’essere. Le letture di oggi ci raccontano due miracoli operati non su persone praticanti la religione ufficiale,ma su Naaman il Siro che non conosce il culto degli ebrei e viene sanato per opera del profeta Eliseo. Il Vangelo racconta la guarigione di dieci lebbrosi da parte di Gesù, dei quali uno solo, e per giunta straniero, un samaritano, torna a ringraziarlo. Questi miracoli significano che Dio invita tutti, senza distinzioni, a partecipare alla gloria che ha in serbo per i suoi figli. La grazia infinita del Signore, si libra sopra i limiti dell’uomo perchè possa riconoscere il significato dei suoi giorni.
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Lettura per Domenica 17/10/2004
Rito Romano Esodo 17,8-13 2Timoteo 3,14-4,2 Luca 18,1-8 Rito Ambrosiano Bar.3,24-28 2Timoteo 2,19-22 Gv.10,22-30
"A te, Signore, elevo l’anima mia..."
Gesù, infinite volte invita i discepoli a pregare senza stancarsi mai. E’ necessario, perchè la preghiera è amore manifesto, istantanea comunicazione con Dio, misteriosa e intraducibile esperienza dell’ineffabile. Noi non preghiamo per cambiare la decisione di Dio, ma per entrare in comunione con Lui, per godere del privilegio di vivere da figli suoi, ed avere trasfusi i doni dello Spirito: la gioia, la pace, la speranza, l’impegno e il coraggio nella missione, l’amore, la libertà interiore, la mitezza, la padronanza di sè (Rif. Gal.5,22), e a volte riceviamo in dono l’intuizione di misteri soprannaturali. Non pregare è invece allontanarci dall’amato, dimenticarlo, perdere grazia santificante e perdere umanità. Allora le nostre famiglie saranno più povere, i nostri rapporti meno stabili e sinceri, le nostre comunità più fragili, le nostre città come deserti di incomunicabilità. La prima lettura ci presenta Mosè sul monte, con le braccia alzate, per intercedere per il suo popolo. E noi? Abbiamo a cuore la crescita spirituale di chi cammina con noi? Continuiamo a domandare al Padre l’intervento su quelle anime perchè ci sono care quanto lo sono a Dio Creatore e desideriamo per esse il bene supremo?
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Lettura per Domenica 24/10/2004
Rito romano Siracide 35,12-14.16-18 2Timoteo 4,6-8.16-18 Luca 18,9-14 Rito ambrosiano Sir. 35,15-17.20-22 2Timoteo 4,6-8.16-18 Luca 18,9-14
"O Dio, abbi pietà di me peccatore!"
Umiltà davanti a Dio, che solo è SANTO. Noi ci comportiamo invece a volte come il fariseo, a volte come il pubblicano. Chi fa esperienza del peccato e riconosce di aver bisogno della pazienza di Dio e dei fratelli, dopo aver chiesto perdono, ricevutolo come dono gratuito, fa esperienza anche della misericordia divina: come, un uomo che è stato perdonato da Dio, non potrà essere a sua volta misericordioso verso i fratelli ? Il fondamentalismo religioso dilagante nel mondo, si fonda proprio sull’autogiustificazione. Gli uomini che stabiliscono per conto loro cosa è bene e cosa è male in modo che corrisponda al loro modo di intendere la religione, non verranno mai giustificati da Dio.
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Lettura per Domenica 31/10/2004
Rito romano Sapienza 11,23-12,2 Tessalonicesi 1,11-2,2 Luca 19,1-10 Rito ambrosiano Sap. 11,22-12,2 2Tessalonicesi 1,11-2,2 Luca 19,1-10
Solo l’amore salva
Nell’imminenza di riceverlo nella comunione durante la Messa, dovremmo sentire riecheggiare per noi le parole di Gesù dette a Zaccheo: "Oggi devo fermarmi a casa tua" L’attenzione di Gesù è per tutti, anche per i "ricchi", purchè siano disposti ad usare i loro beni non solo per se stessi ma anche per gli altri. Quando le ricchezze sono frutto del proprio lavoro non sono inique, a condizione che il ricco voglia imitare Dio, che è il ricco per eccellenza in quanto possiede tutto, ma ha voluto condividere tutto con le sue creature, senza neppure guardare chi ne è degno e chi non ne è degno. Zaccheo è la riprova che Dio può compiere anche il miracolo di convertire e salvare un ricco, senza necessariamente , ridurlo allo stato di povertà. Quello che conta è che il ricco amministri i propri beni con senso di responsabilità e di giustizia, come si è deciso a fare Zaccheo. Ma perchè Zaccheo, dopo l’incontro con Gesù cambia vita? Forse per la prima volta si è sentito amato, accolto, voluto, da un uomo di cui tanti parlavano come maestro, profeta, guaritore... E noi, siamo disposti ad accogliere indistintamente e con amore le persone che altri disprezzano, e condividere con esse tempo, cibo, denaro, con il rischio di venire criticati?
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Lettura per Lunedì 01/11/2004
I santi ci richiamano a ciò che siamo fin da adesso, cioè figli di Dio! Entriamo nella santità di Cristo per appropriazione, mediante la fede e i Sacramenti. Questa santità ricevuta in dono, deve essere però mantenuta e perfezionata per imitazione, traducendo in atto la fede con lo sforzo personale e con le opere buone. I santi del cielo, uniti a noi nell’unica comunità del cielo e della terra, ci aiutano con le loro preghiere di intercessione, prima fra tutti Maria Santissima, affinchè il Padre ci doni la grazia di riuscire a superare le nostre attuali e terrestri contraddizioni.
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Lettura per Martedì 02/11/2004
Difficile speranza quella della risurrezione e della vita eterna! Un filosofo moderno, Heidegger, dice della morte “Ogni momento che passa è un frammento che viene bruciato della nostra vita.” Se ciascuno, con calma e saggezza riflette, si rende conto che tutto è vanità e che ciò che conta, se la speranza cristiana orienta la nostra vita, è prepararci a morire bene, vivendo bene.” “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Salmo 89,12) Dio ci ha creati per l’immortalità facendoci a sua immagine. Per questo tutti noi rifiutiamo la morte: siamo stati creati per la vita!. Ma Gesù, compredendo le nostre paure, poichè le ha condivise, nel Vangelo ci rassicura e con autorevolezza ci garantisce “Le mie pecore ascoltano la mia voce...io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano....” (Gv. 10,28-30) Nella risurrezione di Gesù è dunque proiettato il nostro destino eterno, se sapremo vivere e morire come Lui nella perenne obbedienza al Padre.
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Lettura per Domenica 07/11/2004
Rito romano 2 Maccabei 7,1-2.9-14 2 Tessal. 2,16-3,5 Luca 20,27-38 Rito ambrosiano 2Sam. 5,1-3 Col. 1, 12-20 Lc. 23,35-43
Il Dio cristiano, non è il Dio dei morti. Per mezzo di Cristo, immagine del Dio invisibile, Dio ha riconciliato a sé tutte cose. Cristo incarnandosi si è annichilito, pur essendo consustanziale al Padre, e ha donato la sua vita per darci una nuova occasione di accedere alla risurrezione e alla vita eterna. La vita che ci attende è di qualità diversa, non è un prolungamento delle gioie terrene, ma partecipazione alla vita di Dio. Anche. i vincoli terreni esisteranno, ma con una intensità e purezza sconosciute perchè sublimate sul piano spirituale. La vita oltre la morte non comincia solo dopo la risurrezione finale del corpo, ma subito dopo la morte terrena. Il nostro “io” profondo che chiamiamo “anima”andrà a ricongiungersi a Cristo in una vita glorificata e felice. Gli avvenimenti luttuosi, le catastrofi naturali, dovrebbero servire ad aiutarci a riflettere sulla precarietà della vita umana sulla terra e ad imparare a distaccarci con il cuore dalle cose di quaggù.
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Lettura per Domenica 14/11/2004
Rito romano Malachia 3,19-20° 2Tessalonicesi 3,7-12 Luca 21,5-19 Rito ambrosiano – 1 DOMENICA DI AVVENTO-Is.51,4-6 2Ts.2,1-4.8-10.13-14 Mt.24,1-14.29-31.42
Le letture di oggi ci invitano a vegliare, pregare, dare buoni frutti finchè abbiamo tempo, perché nessuno sa quando verrà la fine. “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Gesù) Gesù è l’icona di chi si impegna a vivere da cristiano: chi più di lui ha sopportato ogni dolore? La croce è dunque il passaggio obbligato per chi ha la speranza cristiana nella risurrezione e crede che anche le difficoltà possano essere una occasione di crescita. Dio ci mette alla prova, ci dà occasione di verificare i nostri limiti, ma per il nostro bene supremo. Chi ha fede sa portare i propri pesi insieme a Gesù che li rende più leggeri.
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Lettura per Domenica 21/11/2004
Rito romano 2Samuele 5,1-3 Col.1,12-20 Lc. 23,35-43 Rito ambrosiano 2 DOMENICA DI AVVENTO Ml.3,1-4 Eb.10,35-39 Mt.21,1-9
Le letture di oggi ci fanno riflettere sul significato della regalità di Cristo. In Gerusalemme Egli è accolto come un re: ma quale re? Ci aiuta la storia. Per l’etica romana antica il rex è colui che traccia la via da seguire e incarna la rettitudine. E Dio? „Dio regna dal legno „ (verità proclamata nella liturgia La sua regalità spesso non è riconosciuta nè dagli Stati, nè dai governi. Dove dunque Egli può regnare? Se gli facciamo posto, nel cuore di ognuno di noi. Sono io o il Cristo che fissa gli scopi e le priorità della mia vita? Vi sono due modi di vivere: o per se stessi o per il Signore. Nel primo caso l’esistenza è chiusa in se stessa, tesa alla propria soddisfazione. Vivere per il Signore significa invece vivere della vita nello Spirito che viene da Lui, per rendergli gloria „Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me“ (San Paolo) L’Eucaristia ci offre ogni volta l’opportunità ideale per rinnovare la nostra scelta di vita.
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Lettura per Domenica 28/11/2004
Rito romano 1 DOMENICA DI AVVENTO Anno A Is.2,1-5 Rm.13,11-14 Mt.24,37-44 Rito ambrosiano 3 DOMENICA DI AVVENTO Anno A Is.2,1-5 Rm. 13,11-14 Mt. 24,37-44
Si sta Come d’autunno Sugli alberi Le foglie (Ungaretti) Le letture di questa domenica sollecitano il cristiano a "svegliarsi dal sonno" Prendere coscienza che tutto passa, che tutto è vanità: questo non significa disamorarsi della vita ma decidere di vivere meglio, dando significato ai propri giorni. Siamo deboli, cadiamo come le foglie ad uno ad uno, solo Dio è roccia. La proposta di fede è passare dall’attaccamento per il mondo, all’attaccamento per Colui che non passerà mai.. "Il mondo passa, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Gv. 2,17)
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Lettura per Domenica 05/12/2004
Rito romano II AVVENTO Is.11,1-10 Rm.15,4-9 Mt. 3,1-12 Rito ambrosiano IV AVVENTO Is.11,1-10 Rm.15,4-9 Mt. 3,1-12 La pagina del profeta Isaia ci presenta Gesù che viene nel mondo come germoglio del Regno di Dio. Esso si realizzerà sulla terra per opera di Cristo morto e risorto e dei suoi imitatori. Un piccolo inizio di vita nuova che verrà portata a compimento nel tempo. Dio promette che alla fine “vi saranno cieli e terra nuovi, nei quali avrà stabile dimora la giustizia e la pace”. Compito della Chiesa (e siamo tutti noi battezzati che abbiamo ricevuto lo Spirito di Cristo e che nonostante questo, abbiamo continua necessità di convertirci) è diffondere la fede e l’Amore vero che viene da Dio e che consente di incontrare e unire le diversità. Solo così il piccolo germoglio potrà diventare “un grande albero, presso il quale potranno trovare rifugio tutti gli uccelli del Cielo”. Salvati dall’ amore universale, concreto, gratuito, generoso e misericodioso di Dio ma che anche noi dobbiamo saper vivere ad imitazione dell’amore del Padre e anche sullo stile del Figlio: Egli è venuto nel mondo rinunciando ai suoi privilegi dell’essere Dio, per “accasarsi” in mezzo a noi, condividere con noi l’umiliazione, la povertà, la sofferenza, la morte. Per questo il Padre lo ha glorificato risorgendolo da morte. Ha operato in Lui , archetipo dell’umanità nuova, la primizia della vittoria completa sul male.
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Lettura per Martedì 07/12/2004
Rito romano Is.40,1-11 Mt.18,12-14 Rito Ambrosiano Sr.44,16-17 19-20.23 45,1-4.15-16 1 Cor.4,1-5 GV.10,11-16 Oggi ci viene presentata l’immagine di Gesù, Buon Pastore. Nel rito ambrosiano facciamo memoria di Ambrogio Vescovo, che è diventato santo dopo aver compreso di essere stato acquistato a caro prezzo dal sangue di Gesù. Allora si è deciso, ha dato un colpo d’ala alla sua vita spirituale e con audacia si è avviato a “rapire il Regno dei Cieli”. Qui sulla terra, secondo il disegno di Dio, è stato un pastore santo. Con le parole e le opere ha convertito tanti peccatori: uno dei più noti, Sant’Agostino. Ma come si comporta il pastore buono? Si occupa solo delle sue pecore? Della sua parrocchia, del suo gruppo, della sua associazione, del suo movimento, oppure lo stile che insegna Gesù è un altro? Egli sa che il Padre non vuole che si perda neanche uno dei suoi figli. Perciò il pastore buono, lascia la massa e va a cercare il fratello che si è perduto attirato da sirene accattivanti. Oggi le “sirene” sono tante, si presentano come valori realtà di poco conto, ingannevoli, che quando vengono preferite ai valori del Vangelo abbruttiscono le persone. Il Pastore buono non si scoraggia e con determinazione si impegna in questo recupero spirituale fino a che non riesce a trovare la “pecora smarrita” e a riportarla in mezzo alle altre, dopo averla presa in braccio con amore e con gioia, addirittura mettendola sulle sue spalle. Che volete che sia il peso di una pecora rispetto al legno della croce?
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Lettura per Mercoledì 08/12/2004
Rito romano Gen.3,9-15.20 Ef.1,3-6.11-12 Lc.1,26-38 Rito ambrosiano Gen.3,9-15.20 Ef.1,3-6.11-12 Lc.1,26-38 Maria, giovane donna, collocata in una storia e in un luogo precisi, dentro una rete di relazioni, come noi. Maria, predestinata da Dio fin dal principio, ci conferma che non c’è luogo dove i disegni di Dio non possano realizzarsi. Purchè la persona prescelta, chiamata, accetti nella fede che la propria esistenza sia turbata e sconvolta dai progetti di Dio, di cui noi non sempre sappiamo cogliere il senso. E camminare nella fede, al buio e con umiltà, lasciando a Dio i tempi e le procedure per la realizzazione del suo progetto. A volte, il nostro desiderio di protagonismo, che definiamo “spirito di iniziativa” non lascia spazio alle iniziative di Dio. Eppure sappiamo di essere “servi inutili” anche se “beati” perchè nonostante siamo come asini, abbiamo lo stesso privilegio che ha avuto l’asino del Vangelo, quello di portare per un po’ di tempo sulla nostra groppa il Salvatore del mondo e di contribuire a scaldare la sua “tenda” con il nostro servizio.
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Lettura per Domenica 12/12/2004
Rito romano III AVVENTO Is.35,1-6.8.10 Gc.5,7-10 Mt.11,2-11 Rito ambrosiano –V AVVENTO- Is.35,1-6.8.10 Gc.5,7-10 Mt.11,2-11 Giacomo apostolo ci parla della grande virtù della pazienza, che non è semplicemente tolleranza, ma fiducia nella volontà di Dio. “Se Dio vuole....accadrà” dicevano gli antichi. Se Dio vuole.....Dobbiamo imparare a togliere dalla nostra vita l’inquitudine dell’impazienza: questo non signfica rimanere inattivi o peggio passivi. Ma vivere coraggiosamente affidati a Colui che è giusto, sapiente, potente, che sa in quale stagione maturerà un frutto. Egli è il migliore degli agricoltori, sa cosa semina, dove semina, quando è il momento di irrigare, potare, raccogliere. E’ tempo che rinfranchiamo i nostri cuori: Gesù è venuto, viene, verrà: Egli è il nostro Salvatore e il nostro Dio! Per questo possiamo testimoniare la gioia vera che viene da Dio che non è il rivale , il nemico della gioia dell’uomo. Purtroppo molte persone cercano la gioia fuori di Dio e non la trovano nei simulacri, nelle “cisterne screpolate”. Il Vangelo è annuncio di gioia, però la gioia è come l’acqua corrente: bisogna darne per riceverne. Gli uomini del nostro tempo anche oggi ci chiedono “Fateci vedere la vostra gioia!” Come testimoniarla? San Paolo ci insegna “la vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini” Ciò significa evitare ogni acredine e puntiglio personale, relativizzare gli eventi quotidiani senza amarezza in vista di una consolazione molto più grande, in una parola irradiare fiducia.
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Lettura per Domenica 19/12/2004
Rito romano IV AVVENTO Is.7,10-14 Rm. 1,1-7 MT.1,18-24 Rito ambrosiano (VI AVVENTO) DIVINA MATERNITA’DELLA B.V. MARIA 2 Sam. 7,1-5.8-12.14.16 Rm.16,25-27 Lc.1,26-38 Che cosa è necessario a dei genitori che si amano per consentire una nuova vita? La speranza, seme divino che lo Spirito Santo pianta nella vita dei battezzati, perchè abbiano capacità di gioire, di stupirsi, di cogliere la poesia, di trovare risorse sempre nuove in loro stessi. Abbiamo bisogno di speranza più che dell’ossigeno per respirare. I giovani hanno bisogno di speranza, dobbiamo dar loro dei motivi per credere nel futuro, altrimenti non si sposano più, non fanno bambini, evadono nelle discoteche e nella droga per non pensare. Giuseppe e Maria, contro ogni evidenza, hanno sperato nella promessa del Signore. In questo Natale, facciamo tutto quello che possiamo, per diffondere la speranza intorno a noi.
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Lettura per Sabato 25/12/2004
Rito romano Is.52,7-10 Eb.1,1-6 Gv.1,1-18 Rito ambrosiano Is.52,7-10 Eb.1,1-6 Gv.1,1-5.9-14
Il Verbo, il “logos” di Dio, è una parola speciale, che anzichè “dire” si fa essere carne, diventa uomo. Allora Dio non si nasconde più, anzi viene ad abitare in mezzo a noi. Il profeta Isaia, ci invita ad essere messaggeri di questa bella notizia “Come sono belli i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza.....Prorompete in canti di gioia, perchè la vera pace è scesa a noi dal cielo!” Vengono in mente le immagini vissute, del momento in cui la pace veniva annunciata via radio alla fine della seconda guerra mondiale: la gente si riversava per le strade abbracciandosi con le lacrime agli occhi, gridando .”Armistizio, armistizio!” Erano esplosioni di gioia, dopo tante sofferenze. Messe a confronto con le immagini e le notizie di guerra dalle quali siamo bersagliati tutti i giorni, queste profezie messianiche, interpretate in senso letterale, suonano però come una specie di ironia amara. Verrebbe da chiedersi: quale pace? Secondo il senso pregnante della Bibbia la “Pace da Dio” indica il ristabilito, pacifico, filiale rapporto con Lui. Anzi, la pace viene identificata da S.Paolo con la persona stessa di Cristo “Egli è la nostra pace” (Ef.2,14) –perchè ci riconcilia con Dio-. La pace è un frutto dello Spirito; Gesù stesso si esprime così: “Vi dò la mia pace, non come la dà il mondo io la do a voi(Gv.14,27) Egli offre, per grazia, per buona volontà nei nostri confronti, questa possibile pace a tutti, non solo agli uomini di buona volontà, perchè Dio ama tutti. In tal modo la pace profetizzata da Isaia si è avverata, ma su un piano superiore, spirituale, universale Questa pace del cuore o interiore, è l’unica che può favorire anche l’altra pace, quella esteriore. I veri focolai di guerra, nascono dal cuore di uomini ben precisi e perchè regni la pace è necessario un radicale cambiamento del cuore, che vinca in ciascuno sentimenti di odio, di vendetta, di dominio. Ciascuno di noi, nel proprio ambito vitale, può farsi strumento di quella pace che viene da Dio. Se ci riconosciamo figli di Dio, ci è chiesto di farci imitatori di Dio. Dunque dovremmo abbandonare ogni ricordo di torto ricevuto, cancellare ogni risentimento, anche giusto. Non ammettere volontariamente nessun pensiero ostile. Solo così onoreremo il Natale Vi è poi l’aspetto della scelta divina di “accasarsi” su questa terra nella povertà e nell’umiliazione. In Gesù l’amore divino si è manifestato pienamente, non tanto nella munificenza, quanto nella sofferenza.“Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perchè voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (S.Paolo 2 Cor.8,9) Se Gesù ha voluto farsi povero, Natale è la festa dei poveri....Ma vale la pena ricordare che non vi è solo la povertà di beni materiali, che spesso sono frutto dell’ingiustizia degli uomini. C’è la povertà di affetti, la povertà di istruzione, la povertà di chi è stato privato di ciò che aveva di più caro al mondo, della donna rifutata dal marito o del marito rifiutato dalla moglie. La povertà di chi non ha avuto figli, di chi deve dipendere fisicamente dagli altri. La povertà di speranza, di gioia. Infine la povertà peggiore di tutte che è la povertà della fede in Dio. MA...tra tante brutte povertà c’è n’è una molto bella: la povertà in spirito, di chi non si appoggia orgogliosamente su se stesso, non si sente superiore ad alcuno e ripone la sua fiducia unicamente in Dio. Festeggiamo il S. Natale nella fede, nella speranza, nella carità che il Signore ci dona. Se la notte di Natale, sapremo adorare in silenzio il mistero con le mani vuote, aperte, nude, forse avremo la grande gioia di sentire per un momento il Bambino Gesù poggiarsi sulle nostre mani. E’ come quando con devozione ci rechiamo a ricevere l’Eucaristia: il sacerdote poggia delicatamente Gesù nelle nostre mani. Miracolo dell’Amore divino che gratuitamente si dona senza misura!
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Lettura per Domenica 26/12/2004
Rito romano Sir.3,2-6.12-14 Col.3,12-21 MT.2,13-15.19-23 Rito ambrosiano At.6,8-10 7,54-59 2Tm 3,16 4,1-8 Mt.10,17-22 La domenica dopo Natale si celebra la festa della Sacra Famiglia di Gesù. Giuseppe e Maria sono gli sposi simbolo della famiglia come “chiesa domestica”: tra loro c’è Gesù. Anche tra gli sposi che hanno celebrato le nozze con il Sacramento del Matrimonio, c’è la presenza di Gesù. Ma spesso questo “particolare” viene dimenticato. Prevalgono le rivendicazioni, la mancanza di dialogo, e viene a mancare tra gli sposi l’umiltà per la sottomissione reciproca, la mitezza che consente il dialogo paziente sapendo a volte rinunciare al proprio punto di vista, preferendo lo scambio interpersonale, la comunione progressiva, il “noi” nel quale i figli possono specchiarsi. Lo scrittore Dostoevskij scriveva così “Se una volta c’è stato l’amore, se per amore ci si è sposati, perchè dovrebbe passare l’amore? E’ forse impossibile alimentarlo?Il primo amore coniugale passa, è vero, ma poi viene un amore ancora migliore. Allora ci si unisce nell’animo, tutti gli affari si decidono in comune; non si hanno segreti l’uno per l’altro....”Certo, a questa condizione ideale non arriva istantaneamente: a volte occorrono decenni. Ma un ideale così, diventa possibile, soprattutto con l’aiuto della grazia divina, quel “di più” che rialza, eleva, risana, fortifica la natura umana, dà una ragione nuova per superare le difficoltà e soprattutto sostiene l’impegno al perdono reciproco, riscattando da ogni fallimento. Sembra un’utopia, eppure molti sposi cristiani potrebbero essere testimoni di questi miracoli.
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