Uno dei segreti più raccomandati dai santi per vivere bene l'Avvento è quello di far propri i sentimenti degli antichi patriarchi e profeti.
In effetti, il tempo di Avvento è soprattutto una attesa. Da Abramo in poi, l'antico popolo di Dio viveva delle grandi promesse fatte al capostipite degli Ebrei. Non sapeva come si sarebbero realizzate, ma era sicuro del loro avveramento.
Nel lungo scorrere dei secoli accadevano, talvolta, dei fatti strani, dei segni misteriosi che ravvivavano la speranza e gettavano nuova luce sulla figura di "Colui che doveva venire".
Un fatto curioso
Una volta, il popolo ebreo, che aveva già alle spalle l'attraversamento del deserto e si trovava nelle steppe ad est del Giordano, non lontano dalla Terra Promessa, corse una brutta avventura. (libro dei Numeri 22-24)
Il re di Moab (così si chiamamva quella regione), intimorito dalla vicinanza di quel popolo così fiero, che aveva già vinto altri re, pensò di chiamare in aiuto un famoso personaggio, mezzo profeta e mezzo mago, e gli propose, dietro lauta ricompensa, di venire a maledire gli ebrei. Era persuaso che dopo una tremenda maledizione li avrebbe facilmente annientati. Balaam (così si chiamava quella specie di stregone)accettò la proposta, ma Dio l’avvisò che, al momento giusto, avrebbe dovuto dire solo quello che il cielo gli avrebbe suggerito.
Quando arrivarono su un’altura dalla quale si vedeva l’accampamento degli Ebrei, Balaam cercò di pronunciare le sue maledizioni, ma dalla bocca gli uscirono solo benedizioni.
Il re si arrabbiò. Tentarono una seconda volta, ma fu lo stesso. Tentarono una terza volta, ma Balaam disse:
"Io lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non da vicino.
Una stella spunta da Giacobbe, e uno scettro sorge da Israele". (Num 24,17)
L’antico vaticinio si conservò gelosamente tra gli Ebrei come segno del futuro Messia, discendente da Giacobbe e dal re Davide. Il vangelo di Matteo vi potrebbe anche alludere quando fa dire ai Magi, venuti dall’Oriente: "Abbiamo visto sorgere la sua stella" (Matteo 2,2) .
Anche durante l’ultima rivolta contro i Romani (135 d.C.) il capo dei ribelli che si atteggiava a Messia si fece chiamare Bar-Koreca, il ‘Figlio della stella’.
Chi è la stella?
Tutti gli antichi commentatori insistono nell’identificare Gesù Messia come la vera stella. Perché?
La stella nell’antico Oriente era il simbolo del re, che veniva poi assunto in cielo, tra gli dei. E chi meglio di Gesù ha realizzato questo segno? Egli dice di se, al compimento della sua definitiva vittoria: "Io sono la stella radiosa del mattino." (Apocalisse 22,16)
La stella è un punto sicuro di riferimento: per i marinai, che allora non conoscevano la bussola, e per i carovanieri del deserto, che nel tesissimo cielo dell’oriente vedevano gli astri così vicini che pareva loro poterli toccare con mano. Gesù dice ancora. "Chi mi segue, non cammina nell’oscurità, ma avrà la luce della vita." (Giovanni 8,12)
La stella è soprattutto simbolo di gioia. Anche i Magi "al vedere la stella, provarono una grandissima gioia". (Matteo2,10) E l’Angelo dice ai pastori: "Vi annuncio una grande gioia." (Luca 2,10) La gioia di un bambino che viene al mondo, che porta la speranza di una vita che non si cancella mai.
Durante il volgere dei secoli, scienziati ed astronomi hanno cercato di dare una spiegazione alla stella dei Magi . chi l’ha identificata con una cometa, chi l’ha supposta in una congiunzione di vari pianeti. Tutte ricerche bellissime, ma forse inutili. A noi, quando guardiamo la stella sulla capanna del nostro presepio o in cima all’albero di Natale, è sufficiente vederla: la nostra stella è là: la nostra gioia è quel Bambino posto nella mangiatoia.
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