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Un cuor solo e un'anima sola

Lo Spirito Santo, proprio perché ne è l’anima, porta un secondo dono alla Chiesa: l’unità.
In una persona, la coscienza della propria unità viene data dall’anima. Essa non risiede in un punto particolare del nostro corpo: è diffusa e si trova tutta in ciascuna parte. Così, se una mano prende, sono io che prendo; se gli occhi vedono, sono io che vedo. Non solo, ma l’anima collega e coordina verso un unico risultato le diverse azioni delle varie membra: vede con gli occhi, prende con le mani, mangia con la bocca.

Lo stesso avviene nel corpo della Chiesa: in essa tutti i fedeli hanno ricevuto l’unico Spirito e da lui sono ispirati e animati nelle loro diverse attività. Ciascuno ha avuto dei doni diversi, ma tutti sono importanti e indirizzati a formare una mirabile armonia e conseguire un risultato utile a tutti.


La dottrina...

E’ la Prima lettera ai Corinzi il testo in cui San Paolo richiama con maggiore insistenza questa verità.

"Uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune." (1 Cor 12,6-7)

"Il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: ‘Poiché non sono mano, non appartengo al corpo’, non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: ‘Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo’, non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinti nel corpo, come egli ha voluto." (12,14-18)

"Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui."(12,24-27)


...e la pratica


Quello che Paolo insegna con la sua lettera, negli Atti lo si vede realizzato nella condotta della prima Chiesa di Gerusalemme. È una descrizione talvolta idealizzata, ma ci dice come questa sia la via che deve essere percorsa da ogni comunità cristiana.

"Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna; nella frazione del pane e nelle preghiere." (At 2,42)
"La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà ciò che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune". (At 4,32)
(Notiamo però che questo non era un obbligo: Pietro dirà ad Anania: "Prima di venderlo, il campo non era tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione?" (At 5,4)

L’aiuto vicendevole non era praticato solo dall’uno all’altro nella stessa comunità; ma anche tra chiese diverse e talvolta lontane: soprattutto le comunità dell’Asia Minore e della Grecia, regioni molto ricche, mandavano i loro aiuti alle chiese della Giudea. (At 11,27-30) Paolo ne fissa anche le modalità: mettere da parte qualcosa ‘il primo giorno della settimana’ (cioè alla domenica: anche la carità è un modo di onorare il giorno del Signore). Senza spilorceria, perché Dio ama chi dona con gioia, offrire "per fare comunione", per sentirsi uniti, non per la solita, misera colletta. (1 Cor 16,1-4; Rom 15,25-28)
L’unione degli animi si vedeva anche nel fatto che tutti venivano informati dei progetti di una missione e poi dei risultati raggiunti. (At 14,27) E quando qualcuno era in pericolo, tutti pregavano per lui, come successe quando Pietro fu arrestato. (At 12,5) Finita la prova, tutti insieme levavano il loro ringraziamento a Dio. (At 4,23-31)

Lo spazio a disposizione non ci permette di presentare per esteso i fatti che abbiamo ricordato. Se qualcuno avesse la pazienza di rileggerli nel libro degli atti, vedrebbe che sono tutti ispirati e guidati dallo Spirito Santo. È lui il protagonista assoluto. La Chiesa può procedere in tutta pace, animata da lui e sicura del suo intervento.


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