"Voi, ora, siete nella tristezza, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno Vi potrà togliere la vostra gioia." (Vangelo di Giovanni 16,22)
Un sottile senso di melanconia pervade tutti i dialoghi che il vangelo inserisce nella sera che precede la passione del Signore. È una sensazione strana che attanaglia il cuore degli apostoli. Intuiscono di essere davanti a qualche cosa di misteriosamente tragico, senza sapere chiaramente quale piega avrebbero preso gli avvenimenti. Alcune sconsolate previsioni si andavano delineando in maniera sempre più precisa fino a piombarli in una cupa tristezza.
Smarriti
La prima pena che feriva il loro cuore era la certezza che il loro Maestro se ne andava, e sarebbero rimasti soli. Noi forse non misuriamo il loro smarrimento. Gesù era il loro Rabbi: su di lui avevano scommesso tutto, fino ad abbandonare la famiglia, il lavoro, ogni cosa, pur di seguirlo. E adesso diceva:
"Voi mi cercherete, ma, come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io, voi non potete venire." (Gv 13,33)
Pietro, al solito, vorrebbe protestare, e si sente dire: ‘Tu non puoi venire; anzi, questa notte mi rinnegherai tre volte.’ Tommaso, davanti all’invito di andare nel luogo dove va il Maestro, osserva: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?" Filippo, il più sconcertato di tutti, vorrebbe almeno vedere il Padre.
Come accade sempre, il nostro povero modo di vedere le cose non è quello di Dio. I discepoli avrebbero voluto continuare a stare con Gesù sempre come prima: vederlo in carne e ossa, ascoltare la sua voce, toccarlo, sentirlo vicino a loro. Era lo stesso sentimento che gli Ebrei provavano, uscendo dall’Egitto: avevano bisogno di vedere un dio che camminava davanti a loro, di toccarlo, di stare alla sua ombra. Per questo avevano voluto il vitello d’oro. Accade la stessa cosa oggi, quando si diffonde la notizia di apparizioni o si fiuta odor di miracoli: la gente accorre e le folle s’ingrossano. Per mettersi in contatto o ricevere un messaggio dai propri morti si partecipa a sedute spiritiche e per aver qualche spiraglio sul nostro futuro si spendono capitali a consultare maghi, indovini e astrologi.
Gesù rassicura i suoi apostoli: non li lascerà soli. Ma la sua dimora sarà nel loro cuore.la sua presenza non sarà davanti a noi, ma in noi. Quando, con la sua risurrezione, anche il suo corpo sarà glorificato, potrà estendere il suo rassicurante influsso non solo a un gruppetto di apostoli, ma a tutti i suoi fedeli, in qualunque posto si trovino, anche nella più lontana regione.
Incerti
Un’altra preoccupazione sorgeva nel cuore dei discepoli, strettamente legata alla prima. Come potranno rispondere ai farisei che, appena potevano, li imbarazzavano con domande insidiose o con osservazioni sul loro comportamento? Finora Gesù era intervenuto al momento giusto, e con poche risposte li aveva sistemati. Ma ora, non sapevano ricordare tutto quanto aveva detto loro, avevano dimenticato il significato di tante parabole, il senso profondo delle verità che aveva insegnato.
Gesù promette loro l’assistenza di qualcuno che li sosterrà nei momenti difficili, perché sarà un Consolatore; rammenterà tutto quanto lui ha detto e li porterà alla verità tutta intera. Così per loro e per tutti sarà il suo migliore testimone e loro stessi saranno preparati a rendere testimonianza al mondo intero: il Paraclito starà con loro, resterà il loro.
C’è una sola condizione: lo Spirito consolatore non potrà essere mandato se non quando, con la sua passione, Gesù sarà glorificato e tornerà al Padre, perché proprio con la sua morte donerà lo Spirito. Loro nel cenacolo lo attenderanno insieme a Maria, nella preghiera e nella speranza.
Indifesi
Ancora un’ombra oscura il futuro dei discepoli. Dovranno andare nel mondo a portare il messaggio del Signore. Che cosa li attenderà?
Su questo punto Gesù non usa parole ovattate, più o meno di circostanza. Parla in modo esplicito, molto chiaro.
"Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Voi nel mondo avrete molte tribolazioni. In verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, mentre il mondo si rallegrerà."
Saranno momenti difficili, pieni di trepidazione, di ansia, di sofferenza e di attesa, come quelli di una donna che sta per avere un figlio. Ma dopo... tutto si cambierà in gioia.
Non facciamoci illusioni. Anche a noi il Signore dice:
"Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo." (Gv 15,18)
È chiaro che in queste raccomandazioni Gesù adopera la parola ‘mondo’ non per indicare l’universo, ma tutto quel complesso di disordine e di male che imperversa in tante pieghe della vita e della cultura, e che si oppone allo Spirito di Dio. I buoni saranno sempre presi di mira. Già all’inizio della sua predicazione egli aveva detto:
"Beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi ed esultate" (Mt 5,11-12)
Una pace che il mondo non conosce, una gioia che nessuno può rapire, una certezza che va oltre ogni speranza; anche in mezzo alle più aspre tribolazioni Gesù è con noi, pronto a comprenderci e a darci il suo sostegno.
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